La
mia libertà, il mio potere di dire sì o no, ci sto o
non ci sto, quanto deve costarti, mio Dio! È il mio
amore che vuoi, è me che vuoi non quel che so fare,
non ciò che ho ma quello che sono. Così come sono...
Come puoi desiderarlo? Spingo questa barca che è la
vita mia, e a forza di remare qualche volta ho
l’impressione di non farcela più.
Affondo
i remi nell’acqua e scivolo all’indietro lentamente,
come un ladro, per non farmi accorgere neanche da me
stesso che sto battendo la ritirata. E intanto mi
vado ripetendo: com’è possibile che mi si chieda
questo? E perché proprio a me? È inconcepibile
affrontare l’oceano con una barca così piccola!
Ma
Tu, lo vedi questo Tommaso che non conosce la
fiducia e crede solo a ciò che vede e tocca? Chi mi
dà la certezza che questa è la strada da seguire per
dare senso a tutta la mia vita?
Qualcosa
mi dice di buttarmi e qualcosa mi frena. So cos’è. È
la paura d’essere amato per quello che sono: povero
– tanto povero – e bisognoso di qualunque cosa mi
dia la sicurezza di non essere stato gettato a caso
nell’esistenza ma di essere stato voluto unicamente
per un disegno di amore.
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