Nato il 13 novembre dell'anno 354,
figlio di un consigliere municipale e
modesto proprietario di Tagaste in Numidia e
della pia madre Monica, Agostino, africano
di nascita ma romano di lingua e cultura,
filosofo e santo, è uno dei più eminenti
dottori della Chiesa. Pur studiando prima a
Cartagine e poi Roma e Milano, condusse in
giovinezza una vita sregolata poi segnata da
una celebre conversione grazie soprattutto
allo studio dei filosofi antichi.
La sua lunga e tormentata evoluzione
interiore comincia con la lettura
dell'Ortensio di Cicerone che lo entusiasma
per sapienza ed acutezza ma ne guida i
pensieri verso tendenze razionaliste e
naturaliste. Poco dopo, lette senza frutto
le Sacre Scritture, rimane affascinato
dall'antagonismo dei manichei tra i due
principi opposti e coeterni:
Bene-Luce-Spirito-Dio da una parte e
Male-Tenebre-Materia-Satana dall'altra.
Accortosi attraverso l'appassionato studio
delle arti liberali dell'inconsistenza della
religione di Mani (da cui appunto deriva il
termine "manicheo"), soprattutto dopo il
deludente incontro con il vescovo manicheo
Fausto, definito in seguito nelle
"Confessioni" (il suo capolavoro spirituale,
narrazione dei suoi errori di giovinezza e
della sua conversione), "gran lacciuolo del
diavolo", non torna alla Chiesa cattolica ma
si avvicina alla tentazione scettica dei
filosofi "accademici" e si tuffa nella
lettura dei platonici.
Sempre come maestro di retorica, Agostino
lascia Roma alla volta di Milano dove
l'incontro con il vescovo Ambrogio è
fondamentale per la sua conversione
riuscendo a interpretare "spiritaliter" la
Scrittura e a renderla intelligibile.
Nella notte tra il 24 e il 25 aprile 386,
vigilia di Pasqua, Agostino viene battezzato
dal vescovo insieme al figlio Adeodato avuto
a diciassette anni. Decide di tornare in
Africa ma ad Ostia muore la madre: decide
pertanto di tornare a Roma dove rimane fino
al 388 continuando a scrivere.
Si ritira a Tagaste, in Africa, conducendo
un programma di vita ascetica e, ordinato
sacerdote, a Ippona ottiene di fondare un
monastero.
Dopo un'intensissima attività episcopale,
Agostino muore il 28 agosto del 430.
Il pensiero di Sant'Agostino riguarda il
problema del peccato e della Grazia come
unico mezzo di salvezza.
Sostenne contro il manicheismo, la libertà
dell'uomo, il carattere personale della
responsabilità etica e la negatività del
male.
Sviluppò dal punto di vista filosofico il
tema dell'interiorità, in particolare
sostenendo che è nell'intimità della propria
coscienza che si scopre Dio e si ritrova la
certezza che fa superare il dubbio scettico.
Fra le sue opere fondamentali va anche
ricordato lo splendido "La città di Dio",
quadro della lotta tra il cristianesimo e il
paganesimo traslata nella lotta tra la città
divina e la città terrena.
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