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Ve lo raccontiamo così... | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
25 agosto | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
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Il suono delle note ci fonde subito in una banda!! | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
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26 agosto
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Beato colui che vede nella notte e non si ferma alla superficie delle cose. È come una Banda che suona l’unica Sinfonia, mentre la sua musica rintraccia il Mistero.
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Tutti a scuola per rintracciare la Sinfonia della nostra vita! | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
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27 agosto
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Beato colui che vede nella notte e sa ascoltare il Mistero. In esso riscopre l’Amato e si sente scritto nelle sue mani. Nella sue parole si sente il preferito, nella Parola l’eletto.
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Nel silenzio le stelle ci rivelano note di una nuova Musica | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
L’ultima sinfonia
Semmai riuscirò a farlo, mio Dio semmai dirò questo mio sì così fiacco e titubante. Semmai riuscirò a fidarmi più di te che di me allora anche io camminerò sul pentagramma della creazione ricalcando come note musicali le orme che tuo Figlio ci ha lasciato. Affiderò ad esse i miei piedi ed ogni passo sarà un mio sì al tuo amore.
Non mi chiamerò più servo ma tuo amico e per questo servo come Te. Non sarò più disperso dal vento ma con il vento comporrò la mia sinfonia. E quando non sarò più io a vivere ma Cristo in me allora il suo amore darà forza al mio. Così che alla fine o all’inizio di quella catena che mi avrà reso prigioniero della tua misericordia incontrerò la croce senza paura. Allora non la vedrò più come legno nudo pronto ad ospitarmi ma già occupato da te, pronto ad abbracciarmi. è solo questa certezza che mi farà amare veramente annullando la paura di donarmi e creando invece il desiderio ed il bisogno di farlo.
(A. R. Mazzocco, Il Cantico di Tommaso)
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28 agosto
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Beato colui che vede nella notte il senso della sua vita e ad esso si consegna... Come un cavaliere che per il suo ideale sa anche morire.(A. R. Mazzocco, Il Cantico di Tommaso)
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Ora siamo finalmente pronti a scagliare la nostra freccia | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
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Un grande maestro di tiro con l'arco organizzò una gara tra i suoi allievi, per valutare il loro grado di preparazione. Nel giorno fissato, un bersaglio di legno con al centro un cerchio rosso fu legato su un albero ad una estremità della radura. All'estremità opposta, fu tracciata sul suolo una linea, dietro la quale si piazzarono i concorrenti. Un giovane avanzò baldanzosamente, impaziente di dimostrare la sua abilità. Afferrò saldamente l'arco e una delle frecce, poi si sistemò in posizione di tiro. «Posso tirare, maestro?» chiese. Il maestro, che lo fissava attentamente, gli domandò: «Vedi i grandi alberi che ci circondano?». «Sì, maestro, li vedo benissimo tutt'intorno alla radura». «Bene», rispose il maestro,«torna con gli altri, perché non sei ancora pronto». L'allievo, sorpreso, posò l'arco e obbedì. Un secondo concorrente si fece avanti, prese l'arco e la freccia e mirò con cura. Il maestro si portò di fianco all'arciere e gli chiese: «Puoi vedermi?». «Sì, maestro, posso vedervi. Siete qui vicino a me». «Torna a sederti con gli altri», rispose il maestro. «Tu non potrai mai colpire il bersaglio». Tutti i partecipanti, gli uni dopo gli altri, afferrarono l'arco e si prepararono a scoccare la freccia, ma ogni volta il maestro poneva loro una domanda, ascoltava la risposta e li rimandava al loro posto. La folla sorpresa cominciò a rumoreggiare…Nessuno degli allievi aveva tirato una sola freccia. Allora si fece avanti il più giovane degli allievi. Se n'era stato in disparte, silenzioso. Tese l'arco, poi restò perfettamente immobile, gli occhi fissi davanti a lui. «Vedi gli uccelli che sorvolano il bosco?», gli chiese il maestro. «No, maestro, non li vedo». «Vedi l'albero sul quale è inchiodato il bersaglio di legno?». «No, maestro, non lo vedo». «Vedi almeno il bersaglio?». «No, maestro, non lo vedo». Dalla folla degli spettatori si levò una risata… Come poteva quel ragazzo colpire il bersaglio, se non riusciva nemmeno a distinguerlo dall'altra parte della radura? Ma il maestro impose il silenzio e domandò pacatamente all'allievo: «Allora, dimmi, che cosa vedi?». «Io vedo solo un cerchio rosso», rispose il giovane. «Perfetto!», replicò il maestro. «Tu puoi tirare!» La freccia solcò l'aria sibilando leggera e si piantò vibrando nel centro del cerchio rosso, disegnato sul bersaglio di legno...
«Dimmi figliolo, qual è il tuo nome?». Chiese ancora il Maestro. «Parsifal signore, e il suo?». «Conoscerai il mio nome nella pienezza del tempo, quando tutto di te sarà pronto…». |
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29 agosto
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A
lui darò un nome nuovo.
Rimetterò nelle sue mani il sigillo del mio amore. e un pentagramma mai usato per scrivere l'Unica sinfonia. (A. R. Mazzocco, Il Cantico di Tommaso)
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Questo campo ci ha unito nell'amicizia e in un unico abbraccio | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
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Parsifal aveva un'ultima domanda da rivolgere al gufo: - Maestro, prima che io parta, vorreste dirmi il vostro nome? - Il mio nome è scritto in questa pergamena, però tu non l’aprirai se non quando sarai partito. Ricorda: Conoscerai il mio nome nella pienezza del tempo, quando tutto di te sarà pronto. Io sono fedele alle mie promesse, tu rimani onesto nel tuo cammino.
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La nostra partenza è l'inizio di un nuovo cammino | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
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