X


       
   

Home Page

   
 

Se la vita ha un senso...


Il prossimo incontro


Crescendo verso il senso



 

 


      1 - 4  novembre 2012

 

E poi... voglio una vita SAPORITA!!

 


 
     
 
 

Il senso della vita

La ricerca del senso della vita

non si fa moltiplicando le esperienze,

le relazioni, le sensazioni o le emozioni,

ma aprendosi a domande

che abitano un orizzonte molto più ampio

di quello che è immediatamente

sotto i nostri occhi.

Un orizzonte

a cui si può accedere soltanto

ricercando e affermando

i valori dell’esistenza umana.

 

 
 

I nostri cristalli di  sale
 
 

Il corso formativo dell'anno 2012-13 è partito con il nostro desiderio di vivere una vita saporita.

Siamo stati quindi invitati a colmare le nostre saliere con dei "cristalli di sale" che ci guideranno per tutto l'anno nella conoscenza di noi stessi e ci aiuteranno a relazionarci con gli altri.


 
 

 
 

 

 

 

 

Dopo il successo dell’anno scorso, cominciamo il cammino con ancora più entusiasmo verso la nostra meta: ALLA RICERCA DI UN  SENSO PER LA VITA (SPV); migliorando sicuramente quello che non è stato centrato bene prima, aggiungendo temi che durante gli incontri sono emersi dagli stessi ragazzi. È proprio per rispondere ad una di queste esigenze che cominceremo con l’argomento più richiesto, i valori: cosa sono e se ci sono come e dove andare a cercarli, ma soprattutto perché sono così importanti per dare un senso alla nostra vita. Scopriremo lungo la strada che essi sono una potente forza motivazionale per la nostra psiche.

Ma, quest’anno, affronteremo il tema ormai a noi tanto caro per la sua importanza nella crescita personale: “il progetto di vita, questo sconosciuto”. Se ne fa infatti un gran parlare, non solo da parte dei giovani, ma anche di educatori impegnati nelle varie agenzie educative creando spesso tanta confusione, di conseguenza uno strumento così importante viene adoperato poco e male. Vedremo quindi di cosa si tratta e come si fa a costruirlo concretamente, anche perché senza un progetto di vita è difficilissimo trovare il senso di essa e tradurlo in vita corrente.

Parleremo anche della dimensione spirituale dell’uomo per capire chi è: troppo poco senza di lei! Anche se oggi sembra che si voglia fare del tutto per non prendere la cosa in considerazione, l’uomo non è solo un corpo intelligente, gettato a caso nell’esistenza, piuttosto è la creatura di una Volontà buona - Dio - che lo ha chiamato alla vita per uno scopo preciso, una missione che, saremmo tentati di dire, più grande di lui perché destinata all’eternità. Vale la pena dunque accostarsi alla vita come a qualcosa di sacro, cercarla, capirla e viverla nella sua pienezza.

Nessun essere umano infatti può accontentarsi di sopravvivere solamente, al contrario una vita saporita  è quanto ognuno di noi si merita. Diventa allora fondamentale domandarsi in vario modo: «Chi sono, chi vorrei diventare, qual è il sogno segreto che mi porto dentro? Che tipo di cristiano vorrei essere e dove posso volgere lo sguardo per trovare Qualcuno o qualcosa per cui vale la pena vivere?». Interrogativi frequenti, a volte anche lasciati senza risposta e rimandati ad un tempo della vita più consono, quando cioè diventeremo grandi, ma pur sempre domande che si faranno via via più pressanti e a cui prima o poi dovremo rispondere, pena la nostra stessa stabilità psichica. E comunque è dalle risposte di senso che dipenderà la nostra felicità: da qui non si scappa.

È vero che la società e la cultura post-moderna hanno tentato, e tentano, di soffocare l’anelito umano per il di più, producendo quei risultati che tutti i giorni sono sotto i nostri occhi, ma lo scenario umano non è certo tra i più esaltanti. E intanto si spegne la speranza (altro argomento di cui parleremo negli incontri) che è l’humus del desiderio perché, se non c’è altro oltre la nostra vita, tutto è destinato a scomparire nel nulla e quindi a che scopo sperare, sognare, desiderare… vivere?

Invece il nostro compito è cercare scopi di vita, quelle motivazioni che ce ne rendono protagonisti e non spettatori, o consumatori scettici e annoiati. Dobbiamo diventare persone capaci di responsabilità nei confronti dell’esistenza, per non lasciarla trascorrere mentre siamo occupati a fare altro, soggetti che sanno progettare il presente e il loro futuro a partire dalla propria storia. Giovani che non si accontentano di una vita banale, striminzita, senza senso ma la   vogliono vera, bella e buona, insomma saporita.

Ed è per questo che non hanno paura di crescere.

 

 

 

 

 


 

 

La sapienza biblica

 

 

Pprima di affrontare il discorso sulla sapienza biblica, è il caso di spendere due parole di introduzione sull’accostamento del binomio sapore-sapienza. Quando si parla di “vita saporita”, si vuole intendere una vita vissuta pienamente ed intensamente; una vita significativa; una vita che ha centrato il suo senso, il perché del suo sussistere.

Tutto questo ha la sua radice nel verbo latino sapĕre, cioè aver sapore, aver gusto, gustare, ma anche esser saggio, aver senno, prudenza. Dal verbo deriva il sostantivo sapientia, che è sapienza, saggezza, senno, prudenza. È curioso poi notare che queste due espressioni latine (ed italiane) si intrecciano nel termine sapidus, cioè saporito; saggio, virtuoso.

Ecco: una vita saporita è proprio una vita gustosa, assaporata nei minimi particolari, non però quelli banali e sciocchi, ma quelli pieni di senso e significato, quelli in cui si riflette una certa saggezza… di vita, appunto.

Ecco dunque il perché di questo intervento che, ad uno sguardo poco attento, potrebbe risultare un po’ “fuori tema”.

Vedremo poi anche quanto c’entri il sale in tutto questo.

Chiariti i termini essenziali, entriamo nel vivo del nostro discorso.

La riflessione sapienziale biblica nasce nel periodo della monarchia (cronologicamente stiamo parlando del 1.010/1.000 circa a.C., anni in cui appunto nasce la monarchia in Israele) ed è legata alla scuola di scribi che vivevano a corte. Essa si collega a tutta la riflessione sapienziale diffusa nell’ambiente circostante Israele (Mesopotamia, Egitto) e nasce come esperienza critica della realtà, come atteggiamento di ricerca che porta a prendere sul serio la vita, come valutazione e discernimento delle diverse esperienze quotidiane per ricavarne indicazioni utili per la vita stessa. Insomma: essa si caratterizza come arte del vivere. Il saggio dunque cerca, esplora, VEDE: “il punto di partenza (…) è proprio l’esperienza diretta del reale, non tanto il concetto che della realtà il saggio potrebbe essersi fatto. Si tratta perciò di «vedere», di vivere con gli occhi aperti sul mondo: «il saggio ha gli occhi in fronte, ma lo stolto cammina nel buio» (Qo 2,14)” [1].

La sapienza biblica cerca un ordine dentro la realtà delle cose e si impegna a rispettarlo: il male infatti è il non rispetto di quest’ordine; inoltre si interroga sul destino dell’uomo e sul senso della vita. Il saggio riflette sulle realtà che lo circondano e dà ad ognuna il proprio, giusto valore. Si interroga sui veri valori della vita, quelli che devono essere perseguiti dall’uomo che vuole realmente dirsi saggio ed intelligente.

Nata alla corte del re di Israele, la riflessione sapienziale raggiunge il suo apice nel periodo esilico e post-esilico (dal sec. VI a.C. in poi). L’esperienza forte dell’esilio, infatti, porta l’uomo biblico a riflettere su quanto gli è accaduto e sta vivendo (deportazione in terra straniera, distruzione del Tempio di Gerusalemme, disorientamento religioso a causa dell’impossibilità del culto ufficiale, ripiegamento su liturgie alternative ai sacrifici rituali…). Il sapiente biblico cerca le cause, il senso, il perché del suo destino e la sua riflessione si estende fino al destino dell’umanità intera e fino al senso della vita in sé.

Se, da una parte, il Qoelet risolve pessimisticamente nella vanità-effimerità dell’affaccendarsi dell’uomo sotto il sole, dall’altra la riflessione generale affida alla sapienza divina l’intera vicenda umana e, nel racconto della creazione, arriva all’alta espressione del riposo dell’uomo in Dio, in quanto Sua immagine e somiglianza. La sapienza umana e biblica, dunque, consiste nel riconoscersi “dati” da Dio, a lui appartenenti, e tutta la vita deve essere vissuta in questo specifico rapporto di alleanza.

Nell’Antico Testamento, il termine ebraico hokmah, che traduciamo con sapienza, fa riferimento all’abilità dell’artigiano: l’uomo, artigiano della propria vita, la modella attraverso il dono divino della sapienza e, con le sue scelte e decisioni quotidiane, ha la possibilità di farne un capolavoro uscito dalle sue stesse mani d’artista.

È curioso notare che il termine “sapienza” e derivati ricorre nell’Antico Testamento circa 365 volte: ciò significa che ogni giorno la nostra vita deve essere saporita, vissuta con sapienza, condita con il sale della sapienza. Secondo antiche tradizioni il sale, poiché ha la capacità di conservare e dare sapore, ha in sé una grande forza vitale ed è anche simbolo di durata e di eternità. Il libro del Lv 2,13 recita: Dovrai salare ogni tua offerta di oblazione: nella tua oblazione non lascerai mancare il sale dell’alleanza del tuo Dio; sopra ogni tua offerta porrai del sale. Il sale del sacrificio è perciò simbolo di un’alleanza stabile e dell’incrollabile fedeltà di Dio. Il nostro essere alla ricerca del senso della vita ci fa essere persone “salate”, persone che hanno un rapporto saporito con la vita e con Dio, datore della vera sapienza e detentore del senso ultimo dell’esistenza umana.

Nell’Antico Testamento, la figura del perfetto sapiente è incarnata da Salomone, figlio di Davide e re d’Israele. All’inizio della sua monarchia Salomone è un giovane inesperto, ma non manca di sincera umiltà nel riconoscersi tale. Egli è figura e simbolo di tanti giovani alla ricerca del senso della loro vita.  Leggiamo infatti nel primo libro dei Re e in quello della Sapienza del suo più grande desiderio e della sua preghiera-richiesta a Dio del dono inestimabile della sapienza, per la quale egli è disposto a tutto (1Re 3,5-15).

Sappiamo da 2Sam 12,24-25 che, alla nascita, il Signore chiamò il piccolo Salomone con il nome di Iedidià, cioè “amato da Jhwh”. Salomone, così come ciascuno di noi, è amato da Dio in un modo tutto unico ed è da lui chiamato a cose grandi. Egli però si riconosce troppo giovane ed inesperto,  inadeguato alla chiamata e per questo implora l’aiuto divino attraverso il dono della sapienza, anzi letteralmente chiede a Dio il dono di un cuore in ascolto (v. 9). Salomone è il perfetto sapiente perché è in ricerca, è docile, sa di non sapere ed è disposto ad imparare da tutto e da tutti. Pur potendo disporre di ricchezza, salute, prosperità e successo politico, egli va al nocciolo, alla cosa che sola e veramente è la più importante e questa, avidamente, chiede a Dio e ricerca per sé.

Quando, nel v. 11, chiede il “discernimento nel giudicare”, questo è sinonimo di sapienza nel cogliere i veri valori della vita.

Il libro della Sapienza (scritto molti secoli dopo la morte di Salomone) fa un magnifico elogio del giovane Salomone:

7Per questo pregai e mi fu elargita la prudenza, implorai e venne in me lo spirito di sapienza.

8La preferii a scettri e a troni, stimai un nulla la ricchezza al suo confronto,
9non la paragonai neppure a una gemma inestimabile,
perché tutto l'oro al suo confronto è come un po' di sabbia

e come fango sarà valutato di fronte a lei l'argento.
10L'ho amata più della salute e della bellezza, ho preferito avere lei piuttosto che la luce,
perché lo splendore che viene da lei non tramonta.
11Insieme a lei mi sono venuti tutti i beni; nelle sue mani è una ricchezza incalcolabile...

2È lei che ho amato e corteggiato fin dalla mia giovinezza, ho bramato di farla mia sposa,
mi sono innamorato della sua bellezza...

9Ho dunque deciso di dividere con lei la mia vita, certo che mi sarebbe stata consigliera di buone azioni e conforto nelle preoccupazioni e nel dolore.
10Per lei avrò gloria tra le folle e, anche se giovane, onore presso gli anziani…

16Ritornato a casa, riposerò vicino a lei, perché la sua compagnia non dà amarezza,
né dolore il vivere con lei, ma contentezza e gioia.         

(Sap 7,7-11; 8,2.9-10.16)

Nel Nuovo Testamento Gesù dirà di sé: ecco, qui vi è uno più grande di Salomone! (Mt 12,42). Nella sua vita terrena, Gesù ha incarnato in sé tutte le caratteristiche della sapienza perché egli stesso è la Sapienza che in principio ha dato vita a tutta la creazione (cfr. Gv 1,1-3): in Cristo e per Cristo sono state fatte tutte le cose (cfr. Col 1,15-17).

Egli ci ha insegnato quali sono i veri valori da ricercare, qual è la vera sapienza.

L’espressione che troviamo in Mt 11,28: Venite a me… è la stessa messa in bocca alla Sapienza personificata del libro del Siracide (cfr. 24,19). La folla si stupisce perché Gesù parla con autorevolezza e sapienza senza pari (cfr. Mt 13,54). In 1Cor 1,24.30 Paolo ci dice che Cristo è sapienza di Dio: egli è il senso ultimo, il sale che dà sapore alle nostre vite e rende eterna la nostra alleanza con Dio. Dice infatti san Girolamo che Cristo è il “sale celeste” che permea cielo e terra con la sua forza dispensatrice di vita. Nel discorso della montagna Gesù invita  i suoi discepoli – e quindi anche noi – ad essere il sale della terra (Mt 5,13), sale che dà sapore e garantisce un’alleanza stabile. Gesù ci vuole persone “saporite”, che hanno fatto centro nella loro vita perché l’hanno vissuta secondo i valori che contano e possono offrire una convincente testimonianza; persone che hanno capito dov’è la vera sapienza e sono state disposte a tutto pur di ottenerla.

 

[1] L. Mazzinghi, Esperienza e ricerca, il metodo dei saggi di Israele, in PSV n. 48, p. 22-23.

 

 

 

 

 
 


 
 
Il coraggio di essere inquieto
 
 
 

 

«Narciso è rinchiuso in una gabbia, incatenato a se stesso, alla sua razionalità, alle sue sicurezze e al suo potere. Potrebbe spezzare le catene se lo volesse, ma è una fatica troppo grande per lui. Vuole conoscere tutto soltanto con il suo intelletto, il mistero gli dà fastidio e preferisce volare basso per non farsi male. Il suo cuore come la sua mente sono smaniosi, mentre la sua vita è noia.

Una stanca ripetizione di se stesso e delle sue giornate, fino a dimenticarsi delle sue stesse domande e a rifugiarsi nella mediocrità di una vita senza senso.

Per lui non puoi fare niente perché non si fida che di se stesso e  vorrà convincerti che la vita è tutta qui e farti perdere il desiderio dell’oltre.

Ricordati che “l’essenziale è invisibile agli occhi, ma tu cerca di vedere con il cuore e non ti perderai”. È lì che risiede la vera sapienza, lì solo dovrai tornare per acquietarti perché è nel tuo cuore che abita la verità”».

 

(Testo tratto dalla veglia di preghiera dell'incontro)

 
     
     
     
 

 

torna al cuore

 

Potrei ancora

- lo so –

potrei ancora giocarmi la vita

facendo finta di goderne ogni attimo

come fosse l’ultimo.

 

Potrei sfidare il tempo

come s’io fossi eterno

e negare le rughe sul mio viso.

potrei fingere di credere che oltre me

non c’è altro che me

e intanto avvizzire come un’arida zolla.

 

Potrei drogarmi

ma non troppo da doverne morire.

Potrei viverla, questa vita,

ma non tanto da darle un senso

e potrei convincere me stesso

ad indossare un qualsiasi ruolo

per sentirmi qualcuno.

 

Potrei tutto

se non fossi così inquieto,

se questo malessere

che mi spinge e mi attrae

verso il mistero

non mi costringesse a desiderare tutto

ed a tornare

verso un luogo ignoto ma familiare

un luogo deserto ma abitato

un luogo incerto ma sicuro

un luogo inventato da Chi

ha pensato questo tortura

per non privarsi di me

nonostante me.

 

So che chi ama non sopporta separazioni

e allora neanch’io,

se muoio di questa nostalgia…

 

Che i morti dunque

seppelliscano pure i loro morti;

per quanto riguarda me,

me ne andrò a ricalcare la vita

su quelle orme che solo Tu,

o Dio

potevi incidere nel mio cuore.

 

E benedetto sia il mio nome

che ricalca il Tuo

e questa sofferenza

se mi riporta alle sorgenti di me stesso.

Benedetta sia anche questa vita mia

se è stata pensata per ritornare a Te.

 

 

(A. R. Mazzocco, Il Cantico di Tommaso)

 

 

 
     
 
 


 
 
   


   
   

Ripetente!

 

Non avrei mai creduto di poter essere così felice perché ripetente!

 

E pensare che il primo incontro del nuovo anno del progetto SPV (un Senso Per la Vita) previsto per i primi di novembre rischiava di non partire, causa scarsa adesione, nonostante l’intera Urbino sia stata riempita da manifesti, locandine e giornalini sull’evento… Poi, l’ultimo giorno possibile per le iscrizioni, il numero di noi partecipanti è raddoppiato, in ascolto alle nostre preghiere!

 

Così, eccomi felicissima di ripartire con questo cammino, rivolto a noi giovani dai 18 ai 35 anni.

Il primo novembre siamo arrivati tutti noi veterani, che avevamo già partecipato l’anno scorso; e, da bravi ripetenti, abbiamo fatto una piccola seduta per recuperare le nozioni e gli argomenti.

 

Il 2 novembre, con l’arrivo dei nuovi membri, è ufficialmente iniziato l’incontro. Il percorso è stato aperto da un breve momento di preghiera e da un gesto simbolico: aderendo al titolo delle giornate, “E poi… Voglio una vita saporita!”, abbiamo scelto ognuno dei  cristalli di sale da conservare in un barattolo, che rappresentavano anche gli argomenti trattati nei momenti di lezione sotto l’esperta guida di Rita, come la capacità di relazionarsi, il desiderio di conoscersi, il saper vivere il presente… D’altronde, la sapienza è fondamentale per un’esistenza gustosa, come dimostra l’etimologia della parola che rimanda al verbo latino sàpere, cioè “essere saporito”.

 

Parlando di cose saporite, ci è stato chiesto di mettere in scena la controversia tra lo Stato pontificio e Perugia circa la tassa sul sale, che ha portato alla tradizione di preparare il pane sciapo tipico della zona. Per l’occasione, però, noi abbiamo trasferito lo scenario qui a Urbino e le due fazioni si sono sfidate in duelli all’ultima risata e senza riserve, che hanno portato… al pareggio delle parti.

 

La sera seguente c’è stata la consueta veglia, intensa e poetica. Siamo entrati con delle catene ai polsi, per ricordarci dei nostri limiti, che spesso ci impediscono di lanciarci e di volare con le ali che il Signore ci ha donato. Alla fine, abbiamo ricevuto un pezzo di fragrante focaccia.

 

Altro gesto è stato mettere dei cristalli nelle buste coi nostri nomi; ogni sera, qui a Urbino al canto dei vespri, viene scelta una di esse e si prega per la persona indicata.

 

Alla chiusura dell’incontro, inoltre, ci è stato donato un salino a ricordarci che “Voi siete il sale della terra; ma se il sale diventa insipido, con che cosa si dovrà dare sapore ai cibi? A null’altro sarà più buono, se non a essere gettato via e calpestato dalla gente.” (Mt 5, 13).

 

Noi ragazzi ci siamo potuti confrontare non solo singolarmente e in privato, ma anche con un’attività per cui ci siamo divisi tra under e over 30. Così è emersa la profonda diversità di visione e del modo di porsi nei confronti della vita dei due gruppi. Stavolta erano presenti più giovani di circa vent’anni rispetto agli incontri precedenti, e anche la rappresentanza di noi studenti dell’ateneo urbinate è cresciuta. Entrambe per me sono state delle conquiste del progetto, e spero che durante l’anno trovino conferma.

 

La scorsa annata dell’SPV mi ha donato moltissimo, mi ha dato delle basi concrete su cui innestare la mia vita, da credente ma non solo. Questo primo incontro non ha fatto altro che soddisfare il mio entusiasmo e alimentarlo. Ho percepito che anche per gli altri è stato così, sia per i ripetenti sia per i nuovi; prego allora di poter continuare il cammino con tutti loro e che anzi si aggiungano altri giovani!

 

 

Grazie, grazie, grazie alle monache che ci concedono di condividere e guidarci in questo percorso, grazie mille a Rita, grazie a Maria e a Daniela, che hanno provveduto a farci trovare una bella tavola attorno cui raccoglierci! Saluto anche Giovanni, stavolta assente ma che abbiamo ricordato nei nostri cuori.

 

Grazie mille ai miei compagni di viaggio, inquieti e maturi, pronti a condividere risate e pensieri!

Insomma, grazie mille a tutti, che avete reso e rendete la mia vita più saporita, lasciando un buonissimo aroma nella mia quotidianità anche quando lontani!!!

 

 

 


   
 
 

Risoluzione consigliata 1024 x 768