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Firmare significa confermare l’autenticità di qualcosa sottoscrivendolo con la propria firma. Quando però firmiamo un nostro sogno, non diciamo soltanto che esso parla di noi, ma anche che desideriamo metterci in gioco per realizzarlo. Come si fa? È quanto cercheremo di capire in questo incontro.
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Desirée | ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
C’era una volta e ancora c’è, Desirée, la sua storia, la sua fantasia, il suo sogno e il suo piccolo mondo sospeso tra il cielo e la terra: Filugello, chiamato così perché vi si produce la seta dai tempi dei tempi. Vi crescono infatti molti alberi di gelso, dove le larve delle farfalle tessono un bozzolo sericeo, il baco da seta per l’appunto. Desirée e i suoi inseparabili amici, Papillon, Saltalippo e Solletico, (una farfalla, un rospo e un colibrì) l’amavano così tanto che per nulla al mondo avrebbero lasciato quel luogo, ma un giorno successe qualcosa: Desirée espresse il suo sogno di volare. Niente di strano a Filugello, dove tutti dovevano averne almeno uno, di sogni, per sopravvivere in quelle terre, ma la realtà sconcertante era che Desirée non era una farfalla e Papillon era seriamente preoccupato: - Non hai le ali come me e quindi non puoi volare, piccola. - Ma è il mio sogno capisci? Tutti a Filugello ne hanno uno e il mio è quello di volare fino a toccare la mia stella. - Scusa sai, ma non potresti sognare un po’ meno arditamente? – l’interrogò Saltalippo – voglio dire che potresti fare come faccio io che cerco di sognare cose possibili e facili da realizzare. - Per questo ti chiamano Saltalippo, proprio perché il tuo volo è corto, meno di un salto. - Io sono solo un rospo e di più non posso permettermi, caro mio!, non ho le tue ali e neanche la tua presunzione. Ma dimmi un po’, non sarai stato mica tu, per caso, a mettere in testa certe idee alla bambina? Guarda che Desirée è piccola e crede ancora alle favole; se le dici che esistono due lune, lei ci crede e le vedrà davvero. - Ha ragione Saltalippo, Solletico. Con la tua mania di puntare sempre più in alto, oltre il possibile, potresti nuocere alla bambina invece di aiutarla a crescere. Ricordati che lei non è dei nostri, anche se l’abbiamo adottata tutti e con grande amore. - Cosa vorresti dire!, che siccome non appartiene al nostro mondo non può sognare? - No Solletico, dico che per lei i sogni possono trasformarsi in desideri e dar luogo a progetti. - Aspettate un momento voi due, come al solito ricominciamo con le “filosofie” e io non capisco più niente… La campana del villaggio suonò il tramonto e tutti cominciarono a prepararsi per la notte; anche i nostri amici che rimandarono la discussione all’indomani, in assenza della bambina.
Il bosco cominciò a tacere, mentre gi animali notturni si preparavano ad animarlo. Desirée, distesa a terra, contemplava il cielo che adesso aveva due lune e la sua stella, così in alto e lontana. Solletico si accorse che non dormiva e planandole vicino l’interrogò: - Sei triste? - Sì, perché non ho le ali come te e come Papillon. - Già, io sono un uccello e lui una farfalla, per noi è naturale volare. - E perché non lo è per me? - Perché per volare ci vogliono le ali. - E io non ce l’ho! Però sei stato proprio tu ad insegnarmi che non si devono sognare cose piccole, che non bisogna saltare e basta, ma volare in alto come le aquile. Perché adesso mi dici che non posso sognare le vette? Solletico non aveva risposte e quindi ammutolì, proponendosi di cercare una soluzione insieme agli altri per la piccola amica.
Al risveglio però Solletico non trovò più Desirée e la cercò inutilmente per tutto il giorno. Forse si era recata dai suoi amici umani, al bordo dei boschi; a volte lo faceva ma tornava sempre in tempo per il tramonto. Quel giorno però non tornò e neppure quello seguente: - Sono preoccupato per Desirée - disse Papillon - non è mai stata fuori per tanto tempo. - Anche noi, forse dovremmo andare a cercarla… - Andrò io! disse Solletico. - No, tu andrai a est e noi dalla parte opposta. Diamoci appuntamento alla Quercia grande per la fine del giorno. - Speriamo di trovarla, povera piccina, senza i suoi sogni presto dimenticherà anche il suo nome. Affrettiamoci. Desirée camminò a lungo per le vie della città, poi si diresse al parco, dove trovò un uomo che vendeva palloncini variopinti proprio all’ingresso. Estasiata da quella moltitudine di colori, ma soprattutto dal fatto che legati ad una corda salivano comunque verso il cielo, chiese: - Me ne daresti uno? - Hai i soldi per comprarlo? - No, cosa sono i soldi? - Come, non sai neppure cosa sia il denaro e vorresti un pallone? - Sì! Cos’è il denaro? - Una cosa che ti permette di soddisfare il tuo desiderio. - Ah, ma io non la possiedo. - Chiedilo ai tuoi genitori. - Io non ho genitori, solo degli amici. Ma i tuoi palloni volano? - Certamente, basta che li sleghi e salirebbero talmente in alto da sparire nel cielo. L’uomo abbassò lo sguardo e si accorse che due grosse lacrime rigavano le guance della piccola, così si commosse e le regalò il pallone più bello che aveva: - Ecco qua piccina, non piangere più. Felice, Desirée cominciò a correre per tornare a Filugello; non vedeva l’ora di mostrare il suo tesoro agli amici e annunciare che aveva trovato il modo di volare fino alla sua stella. Il suo sogno finalmente poteva avverarsi.
Si stava facendo buio, così pensò che la notte, regina dei sogni, poteva aiutarla nell’impresa. Trovò una piccola radura e cercò di abbandonarsi al volo del pallone, ma dopo vari tentativi cominciò a rattristarsi perché non riusciva a staccarsi dal suolo che per pochi centimetri. Alla fine, delusa, cominciò a piangere. - È inutile che piangi, con quel coso lì non potrai mai volare. Si guardò intorno per capire chi le stesse parlando; quella voce sembrava provenire da un albero. - Sono quassù, mi vedi? Due occhi enormi e gialli stavano osservandola: un gufo. - Sì sono io, non avere paura, voglio solo aiutarti. So che desideri volare. - Sì, ma io le ali non ce l’ho… - Oh, questo non è un problema, si vola anche senza. - Non illudermi anche tu, come Solletico! Diceva che prima o poi il mio sogno sarebbe diventato realtà, se fosse stato abbastanza grande. Questione di tempo, mi diceva … ma non ci credo più. - Desirée, il tempo dell’attesa è importantissimo, è un tempo speciale. - Fra un po’ diventerò grande e potrei non sognare più. - Forse sì e forse no. Comunque potrai sempre desiderare, che è ancora meglio. Potresti diventare una donna disincantata è vero, ma non te lo auguro perché appartieni al villaggio di Filugello e sarebbe un grande guaio. - Lo so, lo so… - Allora seguimi! – disse in tono perentorio il gufo. - Dove? Dal mio amico Gelsomino, lui saprà trovare la soluzione. Raggiunsero in fretta la sua casa, l’albero di gelso più grande della foresta. - Gelsomino, ci sei? - Sono qua, che c’è? - Ti ho portato una mia amica che ha un problema serio. - So tutto. Gli abitanti di Filugello la stanno cercando e i suoi amici sono molto in pensiero… - Vado ad avvisarli allora. - Ormai saranno arrivati al quinto gelso, a destra. Dunque piccola, cos’è che ti rattrista? - Soffro perché io non ho le ali. - Beh, non tutti ce l’hanno. - Sì, ma a me servono per volare fino alla mia stella, vorrei tanto toccarla! - Insomma tu avresti un desiderio e non sai come fare per realizzarlo? - Esattamente e ho anche provato con questo pallone, ma non ce la faccio a sollevarmi da terra più di qualche centimetro. - Intanto devi dare un nome al tuo sogno, altrimenti non esiste davvero. Come vorresti chiamare la tua stella? - Sider. Sì, Sider. - Poi devi firmare il tuo sogno per dargli autenticità. - Come faccio a firmare Sider? - Saresti disposta a tutto pur di arrivare sulla tua stella? - Sì. - Anche se ti ordinassi di lasciare andare il pallone che hai fra le mani? - Sì! - Anche se ti chiedessi di lasciare la tua amata Filugello? - Sì, farei tutto pur di toccare Sider, anche solo con un dito.. - Allora lo hai firmato!
- E ora? Adesso arriva la parte più difficile: porta il tuo sogno nel cuore per farlo diventare un desiderio. Qualsiasi cosa tu voglia. Tutto ciò che vuoi. Credi fermamente che si realizzerà, perché non potrai mai sapere da dove può arrivare il prossimo miracolo. Desirée aveva tenuto gli occhi chiusi per concentrarsi di più e anche i suoi amici, arrivati all’albero di Gelso, erano rimasti silenziosi in disparte. All’improvviso la bambina cominciò a innalzarsi da terra salendo verso il cielo stellato, stava volando veramente, trascinata da un piccolo stormo di uccelli imbrigliati con dei sottili e splendenti fili di seta, inconfondibilmente provenienti da Filugello. «E voi dicevate che non avrebbe mai potuto volare…» – disse Solletico soddisfatto. Desirée li salutò agitando la mano, poi disse agli uccelli di dirigersi al parco della città, perché voleva salutare il venditore di palloncini. Senza di lui, che le aveva dato la possibilità di trasformare il suo desiderio in un progetto regalandole il palloncino, forse non avrebbe mai saputo come mettere le ali al suo sogno. Gli doveva gratitudine. L’uomo la vide volare, alta sopra di sé, mentre lei gridava piena di gioia: “Grazie per il tuo regalo!, lo porterò con me sulla mia stella!”
Da “Fatti e non favole” di A. R. Mazzocco
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~ sognare ~ | ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
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Quando sogno sono io che vivo, mentre il tempo si piega al mio desiderio e conquista l’eternità. E non scorre imperturbato e solo.
Ma come l’aurora che sospettando il sole s’appresta all’alba così lui dubitando del presente istruisce il futuro.
In un eterno scambiar d’intenti, dove la passione apre alla speranza e l’uomo celebra la vita.
Solo i piccoli lo sanno. Solo i bambini ci credono. Solo gli amanti lo vivono. E solo Dio può fissarvi lo sguardo.
(A. R. Mazzocco, Il Cantico di Tommaso)
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Il desiderio è già preghiera | ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Al centro della concezione agostiniana della preghiera sta un’intuizione folgorante nella sua semplicità: i desideri sono la vita del cuore, perciò la preghiera non può essere che l’espressione dei desideri. Quindi, essendo coinvolto il cuore con le espressioni sue più intime (appunto i desideri), la preghiera diventa un colloquio d’amore indirizzato a Dio dal profondo dell’essere.
Ma che cosa è il desiderio, secondo S. Agostino? Agostino ha intuito una cosa stupenda: il desiderio non è semplicemente un sentimento passeggero della sfera emotiva, una “voglia matta”, un impulso cieco, ma soprattutto un innamoramento della sfera esistenziale. Per lui si è avverata quella definizione che ne dà la psicologia: concentrare-canalizzare tutte le energie (umane, psichiche, affettive…) verso qualcosa di importante e stimato centrale per la propria vita. Il desiderio è quindi tendenza significativa verso ciò che è stimato come valore, come significato. Dice Agostino: “Tutti gli uomini ardono dal desiderio” (In Ps. 62,5) , il desiderio è la molla che fa scattare ogni loro movimento, tendenza, direzione. In particolare: Il desiderio è la vita del cuore: “L’uomo vive di tutto ciò che ama, che brama come gran cosa e in cui crede di esser beato (Lett. 130,7). Il cuore senza desideri non vive, non batte, essi sono la sua vita, allo stesso modo di come i pensieri sono la vita dell’intelligenza. Essendone la vita sono la forze dinamiche che lo spingono in direzioni diverse. Infatti, se un desiderio è buono mi porterà verso una direzione, ma se è cattivo verso un’altra. Il desidero È il grembo del cuore e la potenza che lo dilata: lo afferma Agostino nel commento al Vangelo di Giovanni: “Il desiderio è il recesso più intimo del cuore. Quanto più il desiderio dilata il nostro cuore, tanto più diventeremo capaci di accogliere Dio… Se una cosa è oggetto di desiderio ancora non la si vede, e tuttavia tu, attraverso il desiderio, ti dilati, cosicché potrai essere riempito quando giungerai alla visione. Ammettiamo che tu debba riempire un grosso sacco e sai che è molto voluminoso quello che ti sarà dato; ti preoccupi di allargare il sacco o l’otre o qualsiasi altro tipo di recipiente, più che puoi; sai quanto hai da metterci dentro e vedi che è piccolo; allargandolo lo rendi più capace”. (In Jo. 40, 10 – In Ep. Jo. 4,6). Il desiderio è lo slancio dell’anima: Dice Agostino: “I nostri sentimenti sono movimenti dell’anima… il desiderio è uno slancio dell’anima, il timore una fuga… (In Jo. 46,8). È il desiderio, quindi, che crea nell’anima il movimento e la tensione verso l’oggetto bramato. E’ il desiderio che capta un significato che la volontà metterà in atto; è il desiderio che stimola e da’ forza alla volontà. La volontà, infatti, non è una semplice facoltà esecutiva, ma è innanzi tutto il principio organizzatore della vita psichica; né riceve la sua forza solo dal proposito e dal senso del dovere, ma soprattutto dal desiderio. Quando c’è il vuoto o il soffocamento o addirittura l’annullamento del desiderio, c’è la noia. Chi non desidera è spento, semplicemente vegeta. Per questo motivo Agostino esorta ad avere desideri: “Alzati, cerca, sospira, anela con ardore, bussa alla porta chiusa. Se non sentiamo alcun desiderio, se non proviamo alcun anelito, se non sappiamo sospirare ci accadrà di gettar via delle perle a chiunque e di trovare noi perle di nessun valore. Che io possa, dunque, accendere nei vostri cuori, o carissimi, il desiderio… (In Jo. 18,7). Il desiderio è il grido del cuore: Un grido impercettibile, perché non è espresso con la voce esterna. E’ silenzioso ma tonante. Un grido che esplode dal cuore, centro della persona. Un grido che promana da una grande concentrazione dello spirito. Un grido che è ardore e si esprime ora come gemito, or come confessione, ora come lode e domanda etc. “La preghiera è un grido del cuore che si leva al Signore; ma se questo grido consiste in un rumore di voce corporale senza che il cuore (interiorità) di chi prega aneli intensamente (desiderio) a Dio, non c’è dubbio che esso è fiato sprecato”. (Sul sal. 118, D29, 1).
Quindi, cuore, interiorità e desiderio devono convergere in un unica preghiera, per esprimere la verità dell’uomo interiore. Agostino sospinge in questa direzione; anzi, alza il tiro quando arriva a identificare la preghiera con il desiderio. Si esprime in questi termini commentando il versetto 10 del salmo 37: Signore, davanti a te ogni mio desiderio: Il tuo desiderio è la tua preghiera: se continuo è il desiderio, continua è la preghiera... Allarga il tuo cuore, fratello, perché se desideri pregare tu realmente preghi. Il tuo desiderio è grido di amante che vuole unirsi all’Amato. E’ presenza continua e scambievole di amore, intreccio sublime che ti fiorisce dentro. Anche se il corpo è impegnato in altro, il tuo desiderio prega e l’anima erompe in suoni indecifrabili che non si possono manifestare ma neanche tacere (Sul sal. 37, 14) Agostino identifica la preghiera con il desiderio fondendoli in uno; non c’è l’uno senza l’altro poiché il desiderio, che esprime così emblematicamente il bisogno e il cuore dell’uomo, non può non essere preghiera, quando si slancia verso Dio e chiede - alla fine - Lui stesso come Bene. Allènati dunque per accogliere Dio! Desidera a lungo il bene che avrai da possedere per sempre... Sono lo slancio e la attesa che ci inducono a pregare e a gemere... e il desiderio anima la preghiera... Chiunque vuol ottenere qualcosa, brucia dal desiderio: tale desiderio è la sete dell’anima... tutti gli uomini ardono dal desiderio, ma quanto è difficile trovare uno che dica: “Di te, o Dio, ha sete l’anima mia!”... (Sui salmi 83, 3 - 118, D. 20, 2 - 62, 5).
Quando si parla di desiderio bisogna però puntualizzare una cosa: ogni desiderio che ci abita dentro può essere oggetto di preghiera se debitamente purificato. Infatti è possibile che i nostri desideri siano un po’ meschini, interessati, che esprimano un eccessivo attaccamento a noi stessi, ad interessi soggettivi (proviamo a pensare alla preghiera di domanda, dove i desideri di tutte le qualità hanno libero sfogo…). Spesso infatti i nostri desideri scalzano un po’ quelli che sono gli interessi di Dio e del suo regno. Non serve reprimere con la volontà questa “sovrabbondanza” di desideri… bisogna solo evangelizzarli, ordinarli secondo la volontà di Dio. La preghiera è il luogo dove emerge questa realtà complessa e negativa, è il momento della presa di coscienza della nostra povertà, della rivelazione - a volte - del nostro io profondo e povero, della nostra incapacità a desiderare “con un tiro più alto”… È il momento del confronto con la Parola di Dio che scruta le profondità del cuore, quelle più intime e le smaschera. Il confronto con la Parola mi sollecita ad un cambiamento di cuore, di mentalità, di pensiero perché Dio “la pensa diversamente da noi”. Dice per mezzo di Isaia: “I miei pensieri non sono i vostri pensieri, le mie vie non sono le vostre vie…”. La preghiera è vera anche quando non tutto è bello ed estasiante, quando si assapora aridità, silenzio, solitudine, attesa, incapacità di pregare esprimendo i nostri desideri… Il nostro “vis a vis” con Dio mette a nudo le impurità senza che ce ne dobbiamo lasciare scoraggiare, perché è quando la palla raggiunge il fondo, che poi rimbalza… Se Dio non ci esaudisce subito è perché nostri desideri vecchi devono morire, perché vuole che impariamo a desiderare e chiedere secondo la sua Volontà, che conosce quale è il nostro bene. Se non ci esaudisce è perché ci vuol dare molto di più di quello che chiediamo… Agostino direbbe: “Perché chiedi a Dio le sue cose e non chiedi il Datore delle cose? Quando chiediamo qualcosa a Dio ( e quindi manifestiamo un desiderio) chiediamogli Lui stesso e non le cose sue…il resto ci sarà dato in più…”. Nell’attesa il desiderio si purifica, si evangelizza, si rinnova e si conforma a quello di Dio, ma non solo. Agostino dice che nell’attesa il desiderio si spalanca, si dilata perché Dio vuol darti molto di più di quello che chiedi… vuol darti quello che è bene per te e che tu non sai, vuol darti se stesso! Il Signore concede a chi chiede con vivo desiderio... Differendo di esaudirci, il Signore mette a prova il desiderio, non rifiuta la grazia... In ogni tribolazione, in ogni timore, in ogni occasione di letizia pregate Dio che vi conceda quanto possa giovarvi... la ricompensa non viene negata, ma è messo alla prova il desiderio. Dilatiamo il nostro desiderio, perché è grande ciò che riceveremo... Il desiderio, se non è subito soddisfatto, è perché si accresca e si accresce per poter contenere quanto desidera (dai Discorsi 60/A, 3-61, 5.6 - 77, 1 - 77/a, 1 - 306/C, 8 - Sul sal. 83, 3).
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Firma il sogno!
Dopo una lunga pausa di circa tre mesi, finalmente venerdì 1° marzo è partito il secondo incontro dell’SPV (un Senso Per la Vita) di quest’anno!
Ormai noi ragazzi fremevamo in attesa di (ri)presentarci a Urbino! E così, da un po’ tutta Italia, abbiamo bussato in una quindicina circa alle porte del monastero di S. Caterina, per questa esperienza di tre giorni dal titolo: “Firma il tuo sogno!”.
Tutti noi abbiamo sogni nel cassetto, sogniamo di notte, facciamo sogni a occhi aperti, ma quanti di questi meravigliosi voli della nostra mente e del nostro cuore diventano per noi tanto importanti e belli da renderli desideri e poi progetti? È normale e giusto che tra i mille viaggi onirici che noi facciamo solo una certa percentuale si concretizzi, ma quanto è alto il rischio di lasciar sciupare quei sogni che pompano il sangue nelle nostre vene? Quali sono quei sogni a cui si deve mettere le gambe e quali sono solo, come dice qualcuno, aria fritta? Soprattutto, qual è il nostro Sogno e a che grado di maturazione l’abbiamo condotto?
In questa società relativista e nichilista, i sogni vengono ammazzati, e di conseguenza le persone, specialmente noi giovani. Oppure i nostri sogni sono ristretti e preconfezionati. Tuttavia, c’è Qualcuno che attende alle soglie del nostro cuore e fa crescere in noi il desiderio, spesso senza che noi non ce ne accorgiamo. S. Agostino, forse il massimo maestro in materia di desiderio, scrive infatti: “Dio con l’attesa allarga il nostro desiderio, col desiderio allarga l’animo e dilatandolo lo rende più capace.” e anche: “La vita di un buon cristiano è tutta un santo desiderio.” Non vi si allargano i polmoni e il cuore solo a leggere queste parole? Tanto più dovrebbero perché esse esprimono la verità dell’uomo.
Siccome ciò di cui stiamo parlando non è affatto aria fritta, ci è stato chiesto di esplicitare il nostro sogno…disegnandolo! Impresa assai ardua e che ci ha messi di fronte a noi stessi. Un altro apporto concreto ci è arrivato dai momenti di lezione, tenute da Rita, che ci ha parlato appunto di sogni, desideri, progetti, essere sinceri, veri e autentici, volontà, io attuale e io ideale, bisogni e valori. Per orientarci abbiamo usato il C.A.P., cioè le coordinate Conoscersi-Amarsi-Possedersi.
Tutti questi concetti si sono ripresentati nell’abituale veglia serale, in cui ci è stato chiesto se volevamo firmare il nostro disegno, cioè dire sì al nostro sogno. Un gesto simbolico, ma capace di farci riflettere profondamente e, si spera, di spronarci nella vita quotidiana.
Dato che pure le monache sognano, ci hanno chiesto di immaginare e mettere in scena i loro desideri: così, ridendo e divertendoci, noi ragazzi ci siamo messi all’opera.
La bellezza del gruppo creatosi fra noi partecipanti l’anno scorso è riemersa pure in questo nuovo cammino; molte facce sono cambiate, ma la profondità dell’amicizia è immutata se non addirittura cresciuta. Quello che mi fa davvero piacere è che in questi due incontri, nonostante la scarsa adesione iniziale, noi ragazzi abbiamo preso parte a questo progetto, sviluppatosi da un sogno. Vorrei che qualcun altro se ne accorgesse, soprattutto, come non mi stuferò mai di ripetere, ragazzi della mia età sotto i trent’anni. Semplicemente perché è questa l’età in cui si sogna e desidera grandemente, e si dispone di quella dose di salutare incoscienza che consente di compiere il salto apparentemente nel vuoto, in verità nella braccia di Dio, aderendo al Suo progetto. Il risultato di questo balzo è la nostra felicità, vi pare poco?
Grazie sempre e con molto affetto a tutti quelle personeche tengono vivo il Progetto e l’SPV, cioè le monache e Rita, Daniela e Maria che si preoccupano di darci il sostentamento materiale ma non solo, noi cercatori di senso e soprattutto allo Spirito Santo, che lascia sempre il suo timbro inconfondibile su queste giornate!
Arrivederci a maggio, non mancate!
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