Dalla
penna di Antoine de Saint-Exupéry nasce nel 1943 il piccolo
principe, personaggio che nel corso degli anni è stato
capace di ridestare e interpellare il cuore di tanti lettori.
In
viaggio per pianeti alla ricerca di amici, il piccolo principe
sbarca anche sulla nostra Terra, dove incontrerà – tra gli
altri – anche una saggia volpe.
‹‹
Vieni a giocare con me ››, le propose il piccolo principe.
‹‹
Non posso giocare con te ››, disse la volpe, ‹‹ non sono
addomesticata ››.
‹‹
Che cosa vuol dire “addomesticare”? ››
‹‹
È una cosa da molto dimenticata. Vuol dire “creare dei
legami”…››
‹‹
Creare dei legami? ››
‹‹
Certo ››, disse la volpe. ‹‹ Tu, fino ad ora, per me, non
sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho
bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono
per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi
addomestichi, noi avremo bisogno l’uno dell’altro.
Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al
mondo ››.
Il
nostro Dio si è rivelato Trinità, Unico in Tre diverse
Persone: Egli è quindi Amicizia nella sua forma più
pura. Creati a immagine e somiglianza di questo Dio
trinitario, necessitiamo ontologicamente di “creare dei
legami” fondati sul vero amore; l’uomo non è veramente tale
senza l’amicizia: siamo fatti così e tutti, consapevolmente o
meno, la desideriamo. Riuscire ad amare i fratelli dello
stesso amore che vige tra le tre Persone divine è una meta a
dir poco altissima, ma anche il viaggio più lungo inizia da un
primo passo.
Primo
passo Conoscermi
Amarmi Possedermi
Dato
che non si può donare quello che non si possiede, la prima
persona da “addomesticare” sono proprio io e per farlo
devo innanzitutto conoscermi nella verità. Molti credono di
sapere già chi sono veramente, senza accorgersi invece di
vivere come su un palcoscenico e di indossare maschere
differenti a seconda del pubblico che gli sta dinanzi. Ma
quando il sipario si chiude e gli scrosci dei ricercati
applausi sono terminati, sentono solo vuoto e solitudine che
cercheranno invano di colmare con la prossima esibizione. In
questo modo tutti gli sforzi della persona si spendono nel
vivere secondo i criteri che la società sibilmente impone con
i suoi rigidi “vali se…”, e pochi si domandano quale sia il
loro vero volto e quale la sua autentica realizzazione.
Di
contro… che cosa ci attrae di Dio? Forse la profonda
intuizione che Lui ci ama senza “se” e senza “ma”. Lui ama
quel volto ignoto perfino a noi, vede e conosce i suoi angoli
bui e le sue ferite e debolezze che spesso si vogliono
cancellare o negare.
‹‹
Ecco il mio segreto ››, disse la volpe. ‹‹ È molto semplice:
non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile
agli occhi ››.
Per
riuscire a conoscermi veramente non devo aver timore di vivere
senza maschere, ma devo guardare la vita con gli occhi di un
bambino, colmi di semplicità e fiducia: fiducia in me stesso,
nella vita, negli altri e soprattutto in Dio e nel suo amore
infinito di Padre. Solo così potrò …sentirmi amato per
quello che sono veramente e non dovermelo sempre inventare
( Il Cantico di Tommaso, A. R. Mazzocco).
Secondo
passo Incontro
all’altro
‹‹
Vedi, laggiù in fondo, quei campi di grano? ››, continuò la
volpe. ‹‹ Io non mangio il pane e il grano, per me è
inutile. E questo è triste! Ma tu hai i capelli color
dell’oro. Allora sarà meraviglioso quando mi avrai
addomesticato. Il grano, che è dorato, mi farà pensare a te.
E amerò il rumore del vento nel grano ››.
Naturalmente
conoscermi-amarmi-possedermi per donarmi è un cammino che
durerà tutta la vita; ma ora che ho iniziato a guardarmi con
gli occhi del cuore, sono pronto ad andare incontro all’altro.
Per farlo dovrò innanzitutto cercare la lunghezza d’onda di
colui con cui voglio creare un legame, trovando un linguaggio
che sia il più comprensibile possibile: questa lingua comune
permetterà di raccontarci l’uno all’altro. E per questo
dobbiamo anche donare una cosa della quale ci sentiamo gli
unici proprietari: il nostro tempo.
‹‹
È il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto
la tua rosa così importante ››, affermò la volpe.
E
in questa vicendevole narrazione di sé, fatta e ascoltata
attraverso gli occhi del cuore, comprenderò sempre meglio la
profondità e l’evoluzione della mia storia e quella
dell’altro. Allora il legame inizierà a diventare amicizia,
perché sarà LUCE che illumina i passi sul cammino. L’altro
diviene così mio compagno di viaggio e ad unirci sarà
qualcosa che si trova non solo tra noi, ma anche sopra e
dinanzi a noi. Infatti i veri amici non sono quelli che si
guardano negli occhi, ma quelli che guardano insieme verso
un'unica direzione. E così, come ben spiega la volpe al
piccolo principe, si diviene custodi l’uno dell’altro e
responsabili per sempre di quello che si è addomesticato.
Nella
schiera dei Santi due figure brillano particolarmente per il
fortissimo legame che li univa in vita: san Basilio Magno e
san Gregorio Nazianzeno. La Chiesa, celebrandoli insieme il 2
di gennaio, evidenzia fortemente il grandissimo tesoro che è
l’amicizia.
Basilio
e Gregorio, grandi uomini del loro tempo, non solo non si
invidiavano, ma erano felici quando anche altri potevano
riconoscere e stimare le profonde altezze spirituali
dell’amico. San Gregorio addirittura affermerà: “Non ci si
addebiti a presunzione se dico che eravamo l’uno dell’altro
norma e regola per distinguere il bene dal male”.
Prima
avevamo affermato che la meta dell’amicizia è l’Amore
trinitario e questa ci sembrava irraggiungibile; questi due
amici, persone come noi, ci hanno dimostrato che non è così:
“Sembrava che avessimo un’unica anima in due corpi. Realmente
l’uno era nell’altro e con l’altro”.
Terzo
passo Dono
di sé
E
allora ci domandiamo: perché pochi arrivano a tali altezze se
tutti desideriamo vivere in quell’Amore?
Il
mondo che ci circonda afferma che noi non dobbiamo soffrire e
che dobbiamo sfuggire ad ogni forma di dolore. Una bugia,
questa, capace di rubarci la vera vita.
“Addomesticare” l’altro, infatti, fa soffrire;
ed è per questa via che bisogna camminare per costruire i veri
legami. Per potermi donare all’altro devo “trascendermi”,
uscire fuori di me per andare altre me e… tutto questo non è
assolutamente indolore. La via da percorrere è quella del
mistero pasquale: la passione, morte e resurrezione di Cristo
si incarnano concretamente nella nostra storia e ci donano la
vera gioia. E quando la gustiamo comprendiamo che era quello
che cercavamo durante le esibizioni sul palcoscenico, ed è di
quella gioia che sono composte le fibre più profonde del
nostro essere.
Questo
legame di amicizia deve instaurarsi in ogni forma di amore,
anche in quello nuziale. Se i coniugi non sono anche amici,
non riusciranno certamente a vivere a pieno la vita
matrimoniale: fondamentale infatti è raccontarsi l’uno
all’altro, rispettandosi e accogliendosi sempre come dono
nonostante le fragilità personali.
Questo
cammino nell’amore deve essere quindi abbracciato in tutti gli
stati di vita. Sant’Agostino, infatti, desiderava ardentemente
che i suoi Monasteri vivessero profondamente questa spiritualità
dell’amicizia. Indicava come modello di vita la prima
Chiesa di Gerusalemme che viveva con un cuor solo ed
un’anima sola protesa verso Dio. Desiderio che noi oggi,
monache agostiniane, ci impegniamo a portare a compimento.
Così il piccolo principe addomesticò la volpe. E
quando l’ora della partenza fu vicina:
‹‹
Ah! ›› disse la volpe, ‹‹ … piangerò ››.
‹‹
La colpa è tua ››, disse il piccolo principe, ‹‹ io, non ti
volevo far del male, ma tu hai voluto che ti addomesticassi…
››
‹‹
È vero ››, disse la volpe.
‹‹
Ma piangerai! ›› disse il piccolo principe.
‹‹
È certo ››, disse la volpe.
‹‹
Ma allora che ci guadagni? ››
‹‹
Ci guadagno ››, disse la volpe, ‹‹ il colore del grano
››.
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