OSARE... L’AMORE
La testimonianza di Isa
Nel
nostro incontro del 13-15 marzo, dedicato al “Senso della
Vita”, abbiamo fatto conoscenza con i
valori.
Rendendoci conto di vivere in una
società priva dei valori di umanità e dignità verso
se stessi e verso il prossimo, abbiamo analizzato che cosa
essi sono, quale la loro importanza e soprattutto quanto
si rischia e si “osa” per essi; soprattutto quanto è
faticoso metterli in pratica nel nostro quotidiano,
imparare che cosa significa essere coerenti fra
ciò in cui si crede,
ciò
che si è e si vive,
fra
il dire e il fare.
Il
valore è una virtù che si apprende nel tempo, scegliendo
responsabilmente
di mettersi in gioco.
Scegliendo,
già...,
perché
una volta che si conosce e si apprezza un
valore in cui si crede, se veramente vogliamo che esso sia
la colonna portante della nostra vita, allora dobbiamo anche
“viverlo” con le nostre azioni quotidiane, con i nostri
comportamenti e atteggiamenti di ogni giorno.
Questo
rafforza la nostra autostima, ci rende coerenti nel rapporto
con noi stessi, con gli altri e con Dio, soprattutto ci
rende
credibili.
E qui casca l’asino! Perché? «Beh, ti pare che io debba
fare qualcosa che non fa comodo o che non mi piaccia?»
«Sì!».
Nella vita sono proprio i sacrifici e i no
che un semplice sì (o viceversa) spazzerebbe via, a farci
crescere, a renderci veramente liberi. Specialmente quando
si tratta di fare scelte che vanno contro la nostra
volontà e contro i nostri bisogni insensati, alimentati
dall’egoismo, dall’opportunismo, dal menefreghismo.
Il valore che ha fatto da padrone e a cui è
stato dedicato l’incontro tenutosi a marzo è… l’AMORE! Non
saprei
che dire sull’amore, mi trovo completamente impreparata!
Ancora non mi è capitato di vivere l’amore o meglio, di
stare nell’amore. E se mi capitasse penso che non ci
sarebbero parole in grado di descriverlo! Questo non
significa che Rita abbia parlato invano; infatti ricordo
bene che l’amore è anche un bisogno, nasce da un bisogno:
il bisogno dell’altro,
del tu,
proprio perché noi non bastiamo a noi stessi.
Se la pensassimo così non faremmo altro che commettere un
atto di superbia. E come abbiamo sentito dal discorso di
Benigni oggi l’amore, l’amarsi, è diventato più che mai
un’urgenza, anzi oserei dire un’emergenza.
Colpa della solitudine, del nostro indossare tante
maschere per
paura di
mostrarci all’altro, a Dio, così come siamo veramente; per
paura di
deludere, per
paura di
non essere abbastanza per l’altro, per Dio; per
paura di
non essere degni dell’amore dell’altro, di Dio; per
paura di
farci del male e soffrire a causa dell’altro, con l’altro,
per l’altro. Insomma, paura di vivere veramente, cioè
compromettersi,
scomodarsi,
mettersi in gioco,
rischiare grosso.
Così preferiamo, anziché amare, usare l’altro
piegandolo alla soddisfazione dei nostri bisogni, dei
nostri piaceri, come compensazione alle nostre debolezze,
difetti o limiti; quando basterebbe ammettere che in
quanto esseri umani, creature di Dio
non siamo perfetti,
ma
perfettibili.
Non è semplice riconoscerlo, perché ci mette di fronte a
noi stessi, alla nostra vera natura di esseri finiti.
Ma attenzione:
perché se siamo in grado di creare legami
veri, in cui si vivono il valore dell’amore,
dell’amicizia, sicuramente le nostre azioni, emozioni e
sentimenti, le nostre esperienze vivranno per secoli, come
accade per una poesia, per un quadro, per un’opera
musicale che sopravvivono al poeta, al pittore, al
musicista e ne perpetuano il ricordo. Solo Dio è eterno e
può dare l’eternità al suo
creato, a cominciare dall’amore.
Un’eternità promessa a tutti noi
uomini, cristiani e non, perché siamo stati riscattati da
un immenso sacrificio, attestazione ed espressione
dell’amore di Dio:
la croce di Cristo.
Ti pare poco dare la vita anche quando si viene traditi da
coloro per i quali ti stai sacrificando? No. La bellezza,
il significato della Croce di Cristo, sta proprio nel
fatto che Lui ha trasformato questa vita, spesso carica di
sofferenze, forse anche insignificanti, e di solitudine,
in un dono eterno. Per noi quest’atto responsabile d’amore
deve essere uno slancio verso il bene, verso la
riconoscenza di un Dio misericordioso, che ci ama sempre.
Sarà
così che potremo assistere nella nostra vita al vero
miracolo che ci è stato promesso: la tramutazione del vino
in latte
e miele,
cosicché tutti attingeremo non più dal vaso colmo delle
nostre ricchezze e sicurezze ingannevoli, ma da un calice
traboccante di vera gioia e amore: il calice della vita e
della verità. E noi come rispondiamo a quest’amore, per
vivere un’esistenza “saporita”?
Sicuramente
iniziando
con
un grazie
alla
vita,
a
Dio
e a
voi tutti,
di esistere
e di
essere
così unici!
Isa
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