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Chi si converte a questa vita passa dal suo stato precedente all'amore della vita comune, desideroso di vivere nella società di coloro che non hanno che una sola anima e un sol cuore in Dio, in modo tale che niente è proprio ma tutto è comune.

(S. Agostino, I monaci e il lavoro 25, 33)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nessuna mai lavori per se stessa ma tutti i vostri lavori tendano al bene comune e con maggior impegno e più fervida alacrità che se ciascuna li facesse per sé.

(S. Agostino, Regola  V, 31)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Sorelle carissime... il motivo essenziale per cui vi siete insieme riunite è che viviate unanimi nella casa e abbiate un cuor solo e un'anima sola protesi verso Dio.

(S. Agostino, Regola  I, 3)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il Signore vi conceda di osservare con amore queste norme, quali innamorate della bellezza spirituale ed esalanti dalla vostra santa convivenza il buon profumo di Cristo, non come serve sotto la legge, ma come donne libere sotto la Grazia.

(S. Agostino, Regola  VIII, 48) 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dimostrate... agli uomini che voi non cercate un facile sostentamento nell'oziosità, ma il Regno di Dio per la via stretta e difficile della vostra professione religiosa.

(S. Agostino, I monaci e il lavoro 28, 36)

 

 

 

 

 

Pregare con le mani

 

 

 

Monastero e città:

 

 cinque secoli di artigianato femminile nelle opere delle Agostiniane di Santa Caterina di Urbino

 

Federico Barocci, Cristo spirante, particolare,

olio su tela - Madrid, Prado
 

 

 

 

A Urbino, nella città che ha visto sorgere ed operare il nostro monastero e che ancora ci accoglie, noi abbiamo offerto in visione - per la prima volta- questi nostri tesori nascosti, la cui bellezza, lo scorrere inesorabile del tempo, non ha cancellato.

Sono oggetti essenziali, appartenenti alla vita quotidiana, oppure straordinarie realizzazioni artistico-artigianali a cui si dedicavano, e in parte ancora si dedicano, le monache del monastero.

I pezzi più importanti in mostra sono una piccola parte dei paramenti sacri realizzati in monastero e in esso custoditi. Queste opere, frutto di un lavoro collettivo di ineguagliata maestria, sono il risultato di tante mani guidate da un unico amore, espresso esternamente dal raggiungimento dei traguardi più alti consentiti dalla tecnica, ma laddove questi venivano travalicati, esse sono l'espressione di una più alta ricerca: la perfezione nel cammino verso la Bellezza.

"Nessuno mai lavori per se stessa ma tutti i vostri lavori tendano al bene comune e con maggior impegno e più fervida alacrità che se ciascuna li facesse per sé", ci indica S. Agostino nella sua Regola.

Così il lavoro in una comunità di vita contemplativa, non è mai fine a se stesso, ma rappresenta un momento di elevazione spirituale: si prega anche con le mani.

 

Il monastero, nella sua plurisecolare storia ha mantenuto sempre uno stretto contatto con la città: e la mostra racconta alcuni episodi salienti del positivo rapporto.

Oggi, questa comunità sente di avere qualcosa da offrire al mondo contemporaneo, come hanno fatto, a loro tempo, le nostre sorelle che qui hanno vissuto. Sente che c'è sete di spiritualità, di amore, che non può ripiegarsi su se stessa: la clausura, pur senza snaturarsi, si apre tramite il Progetto Un monastero nella città ad un rapporto con i giovani, con gli adulti, con tutti coloro che vogliono riflettere sui veri valori e sul senso della vita.

"Scoprire - recuperare - coltivare la propria interiorità, lungo un cammino di cresita umano-spirituale sulle orme di Sant'Agostino" è la meta del Progetto.

In questo contesto, la mostra "Pregare con le mani" rappresenta un momento di apertura alla città e, al contempo, un omaggio a quell'esempio di vita che - oltre ai magnifici manufatti - le nostre Sorelle ci hanno lasciato, seguendo la via della preghiera nel lavoro.

Vuol essere, infine, un invito alla riflessione sulla possibilità di riafferrare, per tutti, il rapporto con il Divino, di cui è assetata la nostra società.

Ci auguriamo di essere riuscite nel nostro intento.

 

M. Angela Tamanti OSA

Abbadessa Monastero Agostiniano

S. Caterina di Urbino

 

 

Lasciare la pianura

   Svegliarsi al mattino

e cominciare un nuovo giorno

sapendo che tutto ha un senso,

mio Dio:

questo è ciò che desidero veramente

quello che pulsa nelle mie vene assetate.

No, non è il mestiere di vivere

la verità dell'uomo -

ma l'eterna nostalgia di Te

è la sua bellezza.

...

(A. R. Mazzocco, Il Cantico di Tommaso)

 

C. Martinelli, Urbino, acquaforte, 1858

Proprietà privata

 

 

 


 

 

 

Sopra: Stola, manipolo e pianeta in gros de Tours laminato ricamato - fine XVIII - inizi XIX

Sotto: Stola, manipolo e pianeta in raso di seta ricamato - XIX secolo

 

 


 

   

                    

Sopra: San Francesco di Sales, XIX sec. - Tempera e ricamo su carta pecora. 15,5 cm x 12

             Pisside, 1834 - Tessuto operato in seta bianca, ciniglia e seta di diversi colori.

 

Sotto: Imparaticcio, 1824 - Tela di lino ecrù. 15 x 31 cm

           Abecedario, XIX sec., (1820-30?) - Tela di lino ecrù. 22 x 36

     

 

 

 

 

Madonna della Misericordia, 1483

 

Antico dipinto su tela raffigurante la Madonna della Misericordia

alla cui base corre la scritta

"Questa immagine a facto fare le monache di Santa Agata per uno vocto [...] per lo tenpo dela peste del anno 1478".

 

 


 

 

I beni del monastero provenivano, oltre che dai lasciti dei singoli benefattori, anche dalle doti cospicue che le giovani, spesso appartenenti a famiglie facoltose o nobili, se non addirittura principesche, portavano al monastero entrandovi a far parte.

Cosa attestata anche da alcuni ritratti di monache d'illustre casato, conservati presso il Monastero.

Ritratto della contessa Viviani, olio su tela

Ritratto della contessa M. Teresa Albani, olio su tela

 

Ritratto della contessa Staccoli, olio su tela

 

 

 

   
 

 

     
 

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