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Agostino ci parla dell'Amore
   
 

 

 

 



 

 

 

Parlaci dell' Amore

 

 

Sia in te la radice dell’amore,

poiché da questa radice

non può procedere se non il bene

 

(Commento alla prima lettera di Giovanni 7,8)

 


 

Discorso 23

DISCORSO PRONUNCIATO NELLA BASILICA DI FAUSTO
SUL VERSETTO DEL SALMO 72:
"TU MI HAI PRESO PER LA DESTRA"
LA VISIONE DI DIO

 

 

Più rischioso insegnare che apprendere.

 

1. Crediamo che il versetto che abbiamo cantato al Signore ci sia stato posto innanzi per parlarne. Di qui prenda inizio quindi il nostro discorso rivolto a voi. E colui al quale abbiamo detto: Tu mi hai preso per la destra, nella tua volontà mi hai condotto e mi accoglierai nella gloria 1, conduca i vostri cuori ad una comprensione più chiara, e ci aiuti tutti con la sua misericordia e la sua grazia: me che parlo e voi che dovete valutare [quanto dico]. Benché, per poter più agevolmente tirar fuori la voce, vedete che ci troviamo in un luogo più elevato, in realtà in questo luogo più elevato [dove ci troviamo] voi ci giudicate, e noi ci sentiamo giudicati. Siamo chiamati dottori, ma in molte cose noi cerchiamo chi ci possa insegnare né vogliamo essere ritenuti maestri. Ciò è rischioso ed è stato anche proibito dal Signore quando disse: Non vogliate essere chiamati maestri, uno solo è il vostro maestro, il Cristo 2. La condizione di maestro è rischiosa, mentre la condizione di discepolo è sicura. Perciò il salmo dice: Gioia e letizia mi farai udire 3. È più tranquillo l'ascoltatore che l'oratore; perciò l'ascoltatore tranquillo, gli sta vicino e l'ascolta, si riempie di gioia alla voce dello sposo 4.

 

 

 
Chi parla, anche se non erra, soffre perché teme di errare.

 

2. E poiché l'Apostolo, per la necessità di dispensare [la parola di Dio], aveva assunto la figura di dottore, osservate che cosa dice: Con grande timore e tremore sono stato in mezzo a voi 5. È più prudente perciò, sia per noi che parliamo sia per voi che ascoltate, riconoscerci condiscepoli dell'unico Maestro. È certamente più prudente ed è meglio che voi ci ascoltiate non come vostri maestri ma come vostri condiscepoli. Infatti ci ha messo una certa ansietà il passo che dice: Fratelli, non vogliate essere in molti a far da maestri 6, tutti infatti abbiamo mancato molte volte 7. Chi non trema, quando l'Apostolo dice: Tutti? E continua: Se uno non manca nel parlare, costui è un uomo perfetto 8. Ma chi osa dire di essere perfetto? Chi sta e ascolta 9, non manca nel parlare 10. Ma colui che parla, anche se - e ciò è difficile - non mancasse, quanto soffre per il timore di mancare? È necessario pertanto che voi non solamente ascoltiate le parole che vi diciamo ma anche che partecipiate al timore che abbiamo nel parlarvi, affinché per ciò che vi diciamo di vero - poiché ogni cosa vera viene dalla Verità - lodiate non noi, ma lui; dove invece in quanto uomini manchiamo, preghiate lui per noi.

 

 

 

La Scrittura rimane intatta anche se l'uomo è corrotto.
 

3. Le Scritture sono sante, sono veraci, sono senza errori. Tutta la Scrittura è ispirata da Dio e utile per insegnare, per convincere, per la correzione, per la formazione 11. Non dobbiamo accusare pertanto la Scrittura se, non avendola compresa, usciamo di strada in qualche punto. Se la comprendiamo bene, siamo retti. Se invece, per non averla compresa, diventiamo tortuosi, ci allontaniamo da lei, che rimane retta. Anche se noi siamo corrotti, tuttavia non la corrompiamo, ma essa rimane senza errori, perché possiamo ritornare ad essa per correggerci. Veramente la stessa Scrittura, per tenerci in allenamento, in molti passi parla quasi in modo carnale mentre la legge è sempre spirituale. La legge infatti, come dice l'Apostolo, è spirituale, io invece sono carnale 12. Pur essendo essa spirituale, tuttavia spesso cammina in maniera carnale insieme ai carnali. Ma non vuole che questi rimangano carnali. Così fa la madre: vuole nutrire il figlio, ma non vuole che rimanga piccolo. Lo tiene appoggiato sul petto, lo sorregge con le mani, lo consola con carezze, lo nutre con il latte. Fa' tutte queste cose per il bambino, ma desidera che cresca, in modo da non essere costretta a fargli sempre tali cose. Guardate l'Apostolo. Possiamo molto a proposito portare il suo esempio; egli che non ha disdegnato di chiamarsi anche madre, dice: Mi sono fatto piccolo in mezzo a voi, come una madre che circonda d'affetto i suoi figli 13. Ci sono delle nutrici che allevano bambini che non sono figli propri; così ci sono delle madri che affidano alle nutrici, e non li allevano esse stesse, i figli propri. L'Apostolo invece, con schietto e pieno sentimento di amore, assume la figura di nutrice dicendo che alleva, e insieme quella della madre: i propri figli. Lo stesso Apostolo, che qui si presenta come nutrice e come madre, in un altro passo dice quella frase che poco sopra ho ricordato: Con grande timore e tremore sono stato in mezzo a voi 14.

 

 

 

Ascoltatori carnali e spirituali.

 

4. Dirai: "Che razza di persone erano quei tali, ché l'Apostolo quando si trovava in mezzo ad essi provava molto timore e tremore?". Dice l'Apostolo: Come a figli in Cristo vi dovetti dare del latte a bere e non del cibo solido, perché non lo potevate ricevere; anzi, non lo potete ricevere neppure ora, perché siete ancora carnali 15. Quelli stessi che chiama carnali, li chiama anche figli in Cristo; li biasima ma non li abbandona. Insieme carnali e figli in Cristo. Non vuole tuttavia che rimangano carnali coloro che dice essere suoi figli in Cristo. Desidera che siano spirituali, che possano giudicare tutto senza essere giudicati da nessuno. L'uomo naturale, dice egli stesso, non percepisce le cose dello Spirito di Dio; difatti per lui sono una follia e non le può comprendere, perché vanno giudicate secondo gl'insegnamenti dello Spirito. L'uomo spirituale invece giudica tutto e non è giudicato da nessuno 16. Ugualmente l'Apostolo dice: Tra i perfetti noi predichiamo la sapienza 17. Perché parli se sei tra gente perfetta? Che bisogno c'è che tu parli ad un uomo perfetto? Ma guarda in che cosa è perfetto. Forse non lo trovo perfetto nel conoscere, ma lo trovo perfetto nell'ascoltare. C'è dunque anche chi è perfetto nell'ascoltare, già capace di comprendere, al quale il cibo solido non reca alcun disturbo, non reca alcuna indigestione. Chi è costui e lo loderemo? 18 Non dubito che ci siano anche alcuni spirituali che comprendono bene e giudicano bene. Io non mi preoccupo di costoro; infatti o mi trova carnale e allora si mostra misericordioso con me; o riesce a capire quanto dico e allora si congratula con me.

 

 

 

Non ingannare chi è ancora carnale.

 

5. Ora riprendo le parole del salmo che da poco abbiamo cantato: Mi hai preso per la mano destra 19. Ammetti che abbia ascoltato un uomo carnale: che cosa penserà se non che Dio è apparso in forma umana, ha preso al salmista la mano destra, non la sinistra, lo ha condotto al suo volere, lo ha portato dove ha voluto? Se ha capito così, anzi se ha creduto così, in realtà ha capito? Uno capisce se capisce il vero. Chi pensa in maniera non vera non capisce. Perciò se un uomo carnale ha capito che la natura e la sostanza di Dio è divisa in parti, determinata da una forma, circoscritta da una quantità, che occupa un luogo, come mi debbo comportare con costui? Se gli dico: "Dio non è così" egli non capisce. Se gli dico: "È così" egli capisce, ma io lo inganno. Non posso dire: "È così" perché mentirei; e non si tratta di una cosa qualunque, ma del mio Dio, del mio Salvatore 20 e Redentore 21, della mia speranza, di colui verso il quale protendo il mio desiderio. Non è da poco mentire su tali cose. Errare in tali cose è inopportuno e pericoloso; ma mentire in tali cose è funesto e dannoso. Non chiunque mentisce erra. Se infatti uno conosce il vero, ma dice il falso, mentisce non erra; se invece crede che è vero ciò che non è vero, erra; e se dice ciò che crede sia vero, non mentisce, ma tuttavia erra. Dio doni di non errare a chi non vuole mentire.

 

 

 

Dio abita nel tempio dell'anima.

 

6. Se, come ho già detto quel nostro bambino crede in un Dio di questo genere: che ha le membra disposte nelle varie parti del suo corpo, circoscritto dall'aspetto, determinato da una forma, che occupa un luogo, che si muove nello spazio, secondo quanto è detto: Dove andrò lontano dal tuo spirito o dove fuggirò dalla tua presenza? Se salgo al cielo, tu sei là, se vado in fondo agli abissi, eccoti 22; se Dio è presente in cielo, se è presente sulla terra, se è presente nel fondo degli abissi, che cosa farà ora quel bambino? Dia ascolto, non cerchi, come [cercava] la samaritana, i monti e i templi da cui elevarsi verso Dio né a Gerusalemme né tra i monti della Samaria 23. Non corra verso un tempio materiale, non cerchi un qualche tempio dal quale andare alla presenza di Dio. Sia egli stesso il tempio e a lui verrà Dio. Dio non disprezza questo tempio, non lo rifugge, non lo disdegna, anzi lo stima degno, purché non ne sia sdegnato. Ascolta colui che promette, ascolta colui che si degna promettendo e che non si sdegna minacciando: Verremo -dice - a lui io e il Padre 24. A colui certamente che, come ha detto sopra, lo ama, obbedisce ai suoi comandi, osserva la sua legge, ama Dio, ama il prossimo. Verremo -dice - a lui e rimarremo presso di lui 25.

 

 

 

Non temere la venuta del Signore in te.

 

7. Non è angusto il cuore del credente per colui per il quale fu angusto il tempio di Salomone. Salomone stesso ebbe a fare quest'affermazione mentre lo stava costruendo: Se il più eccelso cielo non ti può contenere 26, tuttavia santo è il tempio di Dio, che siete voi 27. Noi infatti, dice in un altro passo, siamo il tempio del Dio vivo 28. E come se gli si dicesse: "Come lo dimostri?", soggiunge: Come è scritto: Abiterò in mezzo ad essi 29. Se un qualche importante personaggio ti dicesse: "Abiterò presso di te", tu che cosa faresti? Se la tua casa è molto piccola, senza dubbio rimarresti sconcertato, addirittura ti spaventeresti, desidereresti che la cosa non avvenisse. Non vorresti infatti essere in imbarazzo nell'accogliere quella persona importante, per la cui venuta la tua misera casa non sarebbe sufficiente. Non temere la venuta del tuo Dio, non temere il desiderio del tuo Dio. Non ti limita quando verrà; anzi venendo ti dilaterà. Infatti, perché tu sappia che ti dilaterà, ha promesso non solo la sua venuta: Abiterò in mezzo ad essi, ma [ha promesso] anche esplicitamente che ti dilaterà, aggiungendo: E camminerò 30. Se ami vedrai questa dilatazione. Il timore porta con sé il castigo 31, perciò porta le angustie; e per questo, al contrario, l'amore porta la dilatazione. Guarda la dilatazione della carità: Poiché l'amore di Dio è stato diffuso -dice - nei nostri cuori 32.

 

 

 

Abbiamo ricevuto il pegno o caparra dello Spirito Santo.

 

8. Ma perché cercare di preparargli un luogo spazioso? Che pensi a dilatarlo lui stesso che viene ad abitarci. L'amore di Cristo infatti è stato diffuso nei nostri cuori, non da noi, ma tramite lo Spirito Santo che ci è stato donato 33. Se l'amore è stato diffuso nei nostri cuori e Dio è amore 34, ecco che già Dio passeggia in noi in quanto ci ha dato un certo pegno, per quanto piccolo esso sia. Infatti abbiamo ricevuto un pegno. Che cosa è questo pegno? Di che cosa è pegno? Veramente son più fedeli i codici che riportano la parola "caparra" di quelli che riportano "pegno". I traduttori vollero intendere, è vero, la stessa cosa. C'è tuttavia un po' di differenza, nel modo usuale di parlare, tra caparra e pegno. Quando si dà un pegno, siccome lo si dà proprio per avere qualche altra cosa in vista della quale viene dato il pegno, data la cosa, il pegno viene portato via. Son sicuro che molti di voi hanno già capito. Vi sto guardando infatti ed anche dal parlare che fate tra di voi mi accorgo che coloro che hanno già capito cercano di spiegare la cosa a quelli che non hanno ancora capito. Perciò ve ne parlerò un poco ancora più chiaramente, perché tutti possiate capire. Tu prendi, ad esempio, un libro da un tuo amico; perché te lo presti, tu gli dài un pegno. Quando gli riporti ciò che da lui hai preso e per cui hai messo il pegno, lui riavrà quanto gli restituisci, tu riprenderai indietro il pegno. Non si tratterrà tutte e due le cose.

 

 

 

Dio darà la pienezza dei beni di cui ha dato la caparra.

 

9. Allora fratelli? Se ora Dio ci ha dato come pegno l'amore attraverso il suo Spirito 35, quando ci avrà dato tutta la realtà di cui ha dato - ce ne ha dato il pegno proprio perché ci ha promesso tutta la realtà - ci verrà tolto il pegno? No certo, ma quanto ha già dato lo completerà. Perciò bisogna chiamarla piuttosto caparra che non pegno. A volte invece capita - ad esempio - che ti occorra del tempo per raccogliere il denaro con cui pagare una cosa che hai acquistato con un contratto fatto in buona fede. Allora tu anticipi qualcosa del prezzo. Questo si chiama caparra, non pegno; la dovrai completare, non la riprenderai indietro. Ora dunque cerca di comprendere. Se trovo uno che desidera una cosa e ne ha una caparra, avendo la caparra desidera il tutto. La consideri caparra: verrà data interamente la cosa di cui è stata data la caparra. Pensi ad essa, ne ragioni tra sé e sé, la guardi, le chieda di quella pienezza che non vede, per non desiderare, [desiderando] la sua pienezza, qualche altra cosa diversa da quella di cui ha ricevuto la caparra. Se Dio darà l'oro, darà in pienezza tutto l'oro, come ha dato una caparra di oro. Devi temere di desiderare il piombo invece dell'oro. Guarda perciò la caparra; e se posso convincerti a dove devi guardare, ecco: Dio è amore 36.

 

 

 

Irrorati dalla rugiada, desideriamo la fonte.

 

10. Di questo abbiamo già la caparra, da questo siamo stati aspersi, da questo siamo stati irrorati. Di che cosa è tale rugiada? quale è la fonte? Irrorato da questa rugiada, ma desideroso della fonte, di' al tuo Dio: Poiché presso di te è la fonte della vita 37. In questa rugiada ti è sorto il desiderio, nella fonte sarai saziato. Lì si trova quanto ci potrà appagare 38. I figli degli uomini spereranno all'ombra delle tue ali 39. Perché desideriamo come molto importanti quei benefici che Dio dona anche alle bestie? Si tratta, certo, di suoi benefici: chi ne dubita? Da chi viene la salute anche del più piccolo essere vivente, se non da colui del quale è stato detto: Dal Signore viene la salvezza 40?.

 

 

 

Uomini e figli di uomini.

 

11. Ma aggiunge quello stesso salmo: Uomini e bestie tu salvi, Signore; la tua misericordia è molteplice, Dio 41. Sei misericordioso, Dio, ed hai una misericordia così molteplice, che si riversa non soltanto sugli uomini, ma anche sulle bestie. Ci sommergi di tanta misericordia, che fai sorgere il tuo sole sui buoni e sui cattivi e fai piovere sui giusti e sugli ingiusti 42. Allora i tuoi santi non ricevono da te nulla di particolare? Non riceve niente di speciale il pio che non riceva anche l'empio? Certo che lo riceve! Ascolta il seguito del salmo. Aveva già detto: Uomini e bestie tu salvi, Signore; la tua misericordia è molteplice, Dio; prosegue dicendo: I figli degli uomini invece... E che? Coloro che poco prima hai chiamato uomini non erano figli degli uomini? Uomini - dice - e bestie tu salvi, Signore;... i figli degli uomini invece... Dunque? I figli degli uomini spereranno all'ombra delle tue ali 43. Questa la differenza con le bestie. Perché dunque la distinzione tra questi uomini e quelli di prima? "Uomini" non ha lo stesso significato di "figli degli uomini"? Certamente "uomini" ha lo tesso significato di "figli degli uomini". Perché allora questa distinzione se non perché c'è un uomo che non era figlio dell'uomo? Adamo è l'uomo non figlio d'uomo, Cristo è uomo figlio d'uomo. Come in Adamo tutti muoiono! così in Cristo tutti saranno vivificati 44. Cercano la salute insieme alle bestie coloro che muoiono, e muoiono senza speranza di vivere. Cercano la salute insieme ai figli degli uomini coloro che muoiono perché non potessero mai più morire. È stata chiarita quella distinzione: quelli, poiché "uomini", appartengono agli uomini; questi, in quanto "figli degli uomini", appartengono al Figlio dell'uomo.

 

 

 

E' Dio la fonte della vita.

 

12. Come prosegue il salmo? I figli degli uomini invece spereranno all'ombra delle tue ali 45. Ecco: spero. Ecco la speranza. Ma la speranza che si vede non è speranza 46. I beni futuri promessi inebrieranno. Si inebrieranno dell'abbondanza della tua casa 47. Temo che l'uomo carnale, come poco sopra cercava in Dio le membra del corpo, così nell'ebrietà di cui si parla ora non pensi all'appagamento di beni ineffabili, ma alla crapula dei banchetti terreni. Tuttavia continuiamo a parlare. Egli pensi a ciò che può, se non riesce a pensare a cose più elevate. Non si stacchi dal seno della madre, mentre sta crescendo. Noi continuiamo; e quanti possiamo, nella misura in cui possiamo, assaporiamo le gioie spirituali. Si inebrieranno - dice il salmo - dell'abbondanza della tua casa e li farai bere al torrente delle tue delizie 48. Ma a quale vino, a quale mosto, a quale acqua, a quale miele, a quale nettare? Cerchi a quale? Poiché presso di te è la fonte della vita 49. Bevi, se puoi, la vita. Prepara la coscienza, non la gola; l'anima, non il ventre. Se hai ascoltato, se hai capito, se hai amato per quanto hai potuto, già hai bevuto.

 

 

 

Ama l'Amore.

 

13. Osserva ciò che bevi. Hai bevuto l'amore. Se lo conosci, Dio è amore 50. Se pertanto hai bevuto l'amore, dimmi in quale luogo l'hai bevuto. Se lo conosci, se lo hai visto, se lo ami, come lo ami? Qualunque cosa ami bene, l'ami con amore. Ma come puoi amare qualcosa con amore, tu che non ami l'Amore? Perciò se ami, come ami? Viene a te, e lo conosci e lo ami. E non si vede in un luogo né si cerca con gli occhi del corpo, per amarlo più intensamente. Né si ode per il parlare e quando viene a te non si sente per il camminare. Forse qualche volta hai sentito le piante dei piedi dell'Amore che camminava nel tuo cuore? Che cosa è allora? Di chi è questa cosa che è già in te e non viene afferrata da te? Così impara ad amare Dio.

 

 

 

Dio può insieme essere visto e rimanere nascosto.

 

14. Ma ha camminato nel paradiso 51, è stato visto al querceto di Mambre 52, ha parlato con Mosè sul monte Sinai a faccia a faccia 53. Che cosa dire? Colui che pure è stato visto in un luogo, non si sente quando cammina. Vuoi ascoltare anche Mosè perché, irrequieto bambino, non mi infastidisca più, benché [io sia] desideroso di nutrirti? Vuoi dunque ascoltare anche Mosè? Certamente costui parlava con Dio a faccia a faccia 54. A chi diceva, se non a colui con cui stava parlando: Se ho trovato grazia davanti a te, mostrati a me 55? Parla con lui a faccia a faccia, come uno parla con il proprio amico 56 e gli dice: Se ho trovato grazia davanti a te, mostrati a me apertamente 57. Che cosa vedeva Mosè e che cosa desiderava? Se non era Dio stesso, come mai Mosè gli dice: Mostrati a me? Non possiamo dire che non era proprio Dio. Se non era proprio lui, Mosè gli avrebbe detto: "Mostrami Dio". Siccome dice: Mostrati a me, manifesta chiaramente che era proprio colui che voleva gli si manifestasse. E parlava con lui faccia a faccia, come uno parla con il proprio amico 58. Vuoi dunque sapere se comprendi pienamente Dio? A Mosè appariva, ma occulto. Se non gli fosse apparso non avrebbe potuto parlargli a faccia a faccia dicendogli: Mostrati a me. Se invece non fosse rimasto occulto, non avrebbe chiesto di vederlo. Se dunque riesci a capire, se riesci a comprendere, Dio può insieme e essere visto e rimaner occulto, essere visto in una qualche forma, rimanere occulto nella natura.

 

 

 

Riconosci il mistero in Dio.

 

15. Se hai compreso questo, in proporzione con le tue possibilità, guarda che non ti si insinui l'idea che Dio, per farsi vedere in una qualunque forma che voglia, debba modificare in essa la sua natura. Dio è immutabile, Dio non può modificarsi, non soltanto il Padre, ma il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio 59. Lo stesso Verbo, Dio, è immutabile come Dio, presso il quale è Dio. Non pensare nessuna diminuzione presso alcuna delle tre Persone, nessun cambiamento. Dio infatti è il padre dei lumi, presso il quale non c'è cambiamento né ombra di variazione 60. "Se dunque - mi obietti - Dio è immutabile, che cosa è quella forma nella quale si fece vedere come volle e da chi volle, sia camminando, sia facendo rumore o mostrandosi anche agli stessi occhi del corpo?". Mi chiedi che cosa sia ciò che permette a Dio di rendersi presente, come se potessi già spiegarti da che cosa abbia fatto il mondo, da che cosa abbia fatto il cielo, da che cosa abbia fatto la terra, da che cosa abbia fatto te. "Questo lo so - mi rispondi - dal fango". Sì, tu vieni dal fango. Ma da che cosa ha fatto il fango? Rispondi: "Dalla terra". Ma, credo, non da una terra che ha fatto un altro, bensì da quella terra che ha fatto chi ha fatto il cielo e la terra 61. Da dove è venuta anche quella terra? Da dove il cielo e la terra? "Disse e furono fatti" 62. Rispondi bene, ottimamente. Riconosci che disse e furono fatti. Non cerco di più. Ma alla stessa maniera che, quando tu dici: Disse e furono fatti, io non cerco niente di più, così neanche tu devi cercare di più quando

dico: Volle e si fece vedere. Si fece vedere come giudicava opportuno; rimase occulto per quanto riguarda la sua sostanza.

 

 

 

Perché figli, vedremo Dio come egli è.

 

16. Il nostro sincero affetto, il nostro amore, il desiderio di quel pegno ci faccia ardentemente bramare quello che bramava anche Mosè, che diceva a Dio, che pure vedeva: Mostrati a me 63. Se cercheremo questo saremo figli suoi. Infatti siamo figli di Dio, ma non è stato ancora manifestato quello che saremo. Sappiamo che quando egli si sarà manifestato, saremo simili a lui, perché lo vedremo quale egli è 64. Non come apparve al querceto di Mambre 65, non come apparve a Mosè 66, così da dovergli ancora dire: Mostrati a noi, ma lo vedremo quale egli è. Per quale titolo? Perché siamo figli di Dio. E questo non per i nostri meriti, ma per grazia della sua misericordia. Infatti pioggia generosa fa' cadere, Dio, sopra la tua eredità. E si è ammalata, non in quanto presume di vedere con le sue forze ciò che non vede, ma credendo in ciò che desidera vedere. Tu però l'hai resa perfetta 67. Eredità sua resa perfetta, figli suoi, lo vedremo quale egli è 68. Ma che cosa ha detto il Signore dei figli? Beati i pacifici, perché saranno chiamati figli di Dio 69.

 

 

 

Approfondimento pacifico del mistero di Dio.

 

17. Perciò se in questi problemi molto profondi e difficili non tutto comprendiamo perfettamente, continuiamo a ricercare pacificamente. Non si insuperbisca uno per un altro contro un terzo 70. Se avete in cuore amara invidia e ci sono discordie in mezzo a voi.... non è questa la sapienza che viene dall'alto: ma è una sapienza terrena, carnale, diabolica 71. Siamo dunque figli di Dio: riconosciamo di essere suoi figli; ma non lo riconosceremo se non saremo pacifici. Infatti non avremo [il mezzo] con cui poter vedere Dio se, litigando, spegneremo in noi lo stesso occhio.

 

 

 

Cerchiamo Dio nella pace.

18. Osservate quanto dice [la Scrittura] e [capirete] perché io parlo con timore e tremore. Cercate la pace con tutti e la santità, senza la quale nessuno potrà vedere Dio 72. Perché [con queste parole] ha spaventato coloro che amano? Infatti ha spaventato solo coloro che amano. Ha detto forse: Cercate la pace con tutti e la santità, perché chi non l'avrà sarà mandato nel fuoco, sarà tormentato dal fuoco eterno, sarà consegnato a spietati carnefici? Sono cose vere, e tuttavia non ha detto questo. Vuole che tu sia amante del bene, non tema il castigo, e ti ha messo spavento proprio in ciò che desideravi. Vedrai Dio. Per questo non calcoli [il precetto], per questo litighi, per questo sommuovi le folle? Cercate la pace con tutti e la santità, senza la quale nessuno potrà vedere Dio. Quanto sarebbero stupide due persone se, volendo vedere il sorgere del sole, si mettessero a discutere fra loro da quale parte sorgerà e come si potrà vedere e, sorto fra di esse un battibecco, cominciassero a litigare, litigando si ferissero, ferendosi perdessero l'uso dei loro occhi, così da non poter vedere più il sorgere del sole? Perciò, per poter vedere Dio, purifichiamo i nostri cuori con la fede, risaniamoli con la carità, rafforziamoli nella pace sapendo che il nostro stesso amore scambievole proviene da colui che desideriamo vedere

 

  



 

Dal Commento al Vangelo di S. Giovanni

 

 

Dall’ Omelia 83

 

Dove è l'amore, non possono mancare la fede e la speranza.

 

3. Ora siccome qui dice: Questo è il mio comandamento, come se non ce ne fosse altro, dovremmo pensare, o fratelli miei, che di lui esiste solo questo comandamento dell'amore, con cui dobbiamo amarci a vicenda? Non esiste forse l'altro più grande, di amare Dio? Ovvero Dio ci ha comandato soltanto l'amore fraterno, sicché non dobbiamo preoccuparci d'altro? E' certo che l'Apostolo accomanda tre cose, quando dice: Ora rimangono bensì la fede, la speranza, la carità, queste tre cose; ma la più grande di esse è la carità (1 Cor 13, 13). E quantunque nella carità, cioè nell'amore, siano racchiusi quei due precetti, tuttavia ci dice che essa è la più grande, non la sola. Quante raccomandazioni ci vengono fatte, sia riguardo alla fede che riguardo alla speranza! Chi può metterle insieme? Chi può contarle? Ma badiamo a ciò che dice il medesimo Apostolo: La pienezza della legge è la carità (Rm 13, 10). Laddove dunque è la carità, che cosa potrà mancare? E dove non è, che cosa potrà giovare? Il diavolo crede (cf. Gc 2, 19), ma non ama; e tuttavia non si può amare se non si crede. Sia pure invano, tuttavia anche chi non ama può conservare la speranza del perdono, ma non può perderla nessuno che ama. Dunque, laddove c'è l'amore, c'è necessariamente la fede e c'è la speranza; e dove c'è l'amore del prossimo, c'è necessariamente anche l'amore di Dio. Chi infatti non ama Dio, come potrà amare il prossimo come se stesso, dal momento che non ama neppure se stesso? Egli è un empio e un uomo iniquo; e chi ama l'iniquità, non solo non ama ma odia la sua anima (cf. Sal 10, 6). Manteniamoci dunque fedeli a questo comandamento del Signore, di amarci gli uni gli altri, e osserveremo tutti gli altri suoi comandamenti, perché tutti gli altri comandamenti sono compresi in questo. Certo, questo amore si distingue da quell'amore con cui reciprocamente si amano gli uomini in quanto uomini; ed è per distinguerlo da esso che il Signore aggiunge: come io ho amato voi. E perché ci ama Cristo, se non perché possiamo regnare con lui? A questo fine dunque noi dobbiamo amarci, in modo che il nostro amore si distingua da quello degli altri, che non si amano a questo fine perché neppure si amano. Coloro che invece si amano al fine di possedere Dio, si amano davvero: per amarsi, quindi, amano Dio. Questo amore non esiste in tutti gli uomini: sono pochi, anzi, quelli che si amano affinché Dio sia tutto in tutti (cf. 1 Cor 15, 28).

 

 

   

 

 

 



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